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Una messa come non si era mai vista

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Papa Benedetto XVI

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È praticamente l'alba, quando gli abitanti di Carpineto Romano si cominciano a preparare alla visita di Benedetto XVI. La Messa ci sarà solo alle 9, ma già da due ore prima, le prime persone cominciano a posizionarsi sui lati della strada dove passerà la Papa mobile, e a prendere posto nello slargo dove è stato approntato l'altare. Così, appena arrivati in prossimità del centro, le automobili vengono fatte deviare e salire verso un parcheggio in alto, non distante dal centro, in un punto che domina la città. Per arrivarvi, le auto percorrono via Rerum Novarum. Un modo per entrare nello spirito della visita del Papa. Il quale è legato al suo predecessore anche dalla propensione alla preghiera. Lo dirà anche nell'omelia, che Leone XIII fu uomo «di grande fede e profonda devozione. Questo rimane sempre la base di tutto, per ogni cristiano, compreso il Papa». Carpineto è un piccolo paese di circa cinquemila abitanti, con una fede solidamente popolare. Per strada si vendono bandierine bianche e gialle (i colori del Vaticano), l'immagine del Pontefice e la scritta: «Benvenuto a Carpineto».   Molti le comprano, sventolandole al passaggio del Papa. Il quale arriva intorno alle 9.10. Ad accoglierlo, le autorità: il sindaco di Carpineto Quirino Briganti, Gianni Letta in rappresentanza del governo, il governatore Renata Polverini, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti. E poi, la processione in Papamobile, fino allo spiazzo appena dietro il municipio dove si tiene la celebrazione. Nota stonata: i disabili, posti a lato dell'altare, in posizione defilata, sotto il sole. Il Papa passa davanti a loro andando verso l'altare, li saluta. Appare rilassato e disteso. Con lui concelebrano tutti i vescovi del Lazio, e c'è anche il cardinal Vallini, suo vicario per la diocesi di Roma. È una Messa «come non si era mai vista» a Carpineto, dice una ragazza nella folla. Messa solenne, il Vangelo cantato, l'Offertorio detto in latino, la Comunione dal Papa in ginocchio, come ha voluto lo stesso Benedetto XVI, perché si ricordi l'importanza dell'Eucarestia. Per l'occasione, Benedetto XVI indossa alcuni paramenti appartenuti a Leone XIII. Del quale ricorda prima il magistero «spirituale» e poi quello «sociale».   «All'interno della realtà storica i cristiani - dice il Papa - agendo come singoli cittadini o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo». E ricorda il conteso in cui nacque la «Rerum Novarum»: da una parte la scristianizzazione imposta dalla Rivoluzione francese, dall'altra la gente che rimaneva fedele alla tradizione; da una parte l'industrializzazione, dall'altra il movimento operaio, che chiedeva condizioni di vita più umane per i lavoratori. Leone XIII capì i segni dei tempi, già da quando era nunzio in Belgio. Comprese «che la questione sociale si poteva affrontare positivamente ed efficacemente con il dialogo e la mediazione». Ebbe la capacità di «sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura». È la Chiesa che vuole anche Ratzinger. Il quale, nell'omelia, ha invitato i cristiani ad essere «seme e lievito».

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