Un'ora a porte chiuse nelle Poste per farsi consegnare una raccomandata.
Levittime dell'italica insensibilità burocratica erano in fila per ritirare le lettere con ricevuta di ritorno. Ovviamente erano gli ultimi. Ma non solo non sono diventati i primi. Hanno anche dovuto rinunciare ad evadere la pratica, andandosene via a mani vuote dopo due ore di attesa e dopo l'intervento dei carabinieri. «Abbiamo preso il numeretto tra le 18,15 e le 18,20 - racconta Alessandro Mantegazza, 42 anni, bancario - e l'ufficio chiudeva alle 19. Però, fino alle sette e un quarto gli impiegati hanno continuato a lavorare. Arrivati a noi cinque "superstiti", i dipendenti hanno abbandonato le loro postazioni e se ne sono andati via. È rimasto solo un collaboratore del direttore, che si è rifiutato di farci ritirare le raccomandate. A questo punto, abbiamo chiamato il 112». La grottesca vicenda è stata sbloccata dai militari, che alle 20,15 hanno identificato i sei presenti nell'ufficio, invitando i cinque utenti a presentare un esposto. Cosa che faranno oggi. «Mi sembrava semplice buonsenso, una volta in fila e con il numeretto in mano, consegnarci le nostre lettere. Ma evidentemente il buonsenso non è di casa alle Poste», è l'amaro commento di Alessandro. Intanto i cittadini sono rimasti senza documenti, i carabinieri sono stati distolti da altri, ben più gravosi, compiti. E le Poste, comunque vada la via giudiziaria che impegnerà magistrati e cancellieri per chissà quanto, hanno fatto una figuraccia. Ne valeva la pena?