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In Regione è già caos Capitale

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Riforma La Polverini frena sui nuovi poteri da affidare ad Alemanno

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.Più o meno ufficiale. Nell'occhio del ciclone ci è finita la bozza del secondo decreto attuativo, pubblicata da questo giornale, e che riguarda le funzioni da attribuire al nuovo ente. «Il testo circolato sui poteri di Roma Capitale - ha detto la presidente del Lazio, Polverini - è vecchio e va molto oltre quello che la delega aveva stabilito. Quella bozza non può essere una base di partenza». Urbanistica, ambiente, commercio, trasporti sono i quattro settori in cui, dal 2013, Roma potrà decidere da sola con potere «esclusivo» di approvazione. Una cosa non da poco. Basti pensare alla valutazione di impatto ambientale, ai piani regolatori urbanistici, all'attività di somministrazione di bevande, alla gestione delle riserve naturali e del bacino del Tevere. Tutte competenze regionali e da qui l'altolà della Polverini. «Mi incontrerò con il sindaco Alemanno nei prossimi giorni - ha poi aggiunto la governatrice - proprio per stabilire insieme, in maniera collaborativa, con il sostegno del Consiglio e della Giunta regionale ma anche delle Province, quali sono le materie che la Costituzione e la delega stabiliscono abbiano a che fare con il ruolo di Roma Capitale». Parole che pesano ancora di più, considerato che proprio il Lazio ha ora la presidenza della Conferenza Stato-Regioni, uno degli organi che per legge devono rilasciare un parere sui decreti attuativi. E se l'Italia dei Valori con il capogruppo Vincenzo Maruccio parla già di «frattura» tra Polverini e Alemanno, anche i consiglieri regionali della maggioranza iniziano ad agitare le acque. E se la presidente della Commissione Cultura, Veronica Cappellaro chiede un consiglio regionale straordinario, va oltre la richiesta di Rodolfo Gigli, consigliere dell'Udc che non solo chiede direttamente al presidente del Consiglio, Mario Abbruzzese di convocare una seduta straordinaria della Pisana per dibattere il secondo decreto attuativo ma lancia anche un chiarissimo monito, evitare che la riforma di Roma Capitale diventi «una faccenda riservata al presidente della Giunta regionale e al sindaco di Roma». La partita sulla rivoluzione istituzionale degli ultimi 140 anni è appena cominciata.

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