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"Quell'auto era un inferno"

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Da ieri mattina i quattro ragazzi estratti dall'auto in fiamme a viale Egeo sanno chi sono i loro angeli custodi. Sono sei carabinieri del Nucleo radiomobile diretto dal colonnello Mauro Conte. Tre sono intervenuti subito. Gli altri arrivati immediatamente dopo. I primi: Cristian Borghi, Vincenzo Zingaretti e Giampiero Ciao. I secondi: Lorenzo Castellani, Lorenzo De Pasquale e Paolo Ananasso. Nell'ufficio del comandante Conte raccontano. «Abbiamo visto l'auto sfrecciare a forte velocità. Ci siamo chiesti: ma che fanno, dove vanno così di corsa. Poi è accaduto il peggio. Su viale Egeo, la Ford ha tagliato il marciapiede finendo contro un albero. Il muso della vettura - continuano - si è accartocciato. Ci siamo avvicinati. All'inizio non riuscivamo a capire quanti fossero. Dal cofano saliva un cortina di fumo bianco, fitto. Poi nell'abitacolo erano esplosi gli airbag, era difficile distinguere». Col passare dei secondi le immagini si fanno più nitide. «Vediamo due ragazzi davanti, un altro e una una ragazza seduti dietro. Erano moribondi. Cerchiamo di aprire gli sportelli ma sono bloccati. In più, all'interno dell'abitacolo dopo il fumo cominciano a salire le lingue di fuoco». I carabinieri ce la mettono tutta. Uno afferra la maniglia della portiera che però si stacca di netto dalla lamiera. Allora, col gomito cerca di infrangere il vetro lato guida. Inutile. Intanto il fuoco sale. I carabinieri tentano il tutto per tutto sul lato passeggero. Usano i manganelli. I cristalli vanno in frantumi e alla fine riescono ad aprire lo sportello. «I due ragazzi davanti erano incastrati - proseguono -: dalla parte anteriore della vettura parzialmente rientrata e dai sedili posteriori che erano schizzati in avanti. In più - continuano - vedevamo che le fiamme cominciavano a salire su piedi e gambe». Fino ai testicoli. I secondi di solito passano in fretta, ma con la morte impaziente accanto il tempo pare che si dilati allungando la durata degli eventi. Mentre uno dei carabinieri scarica l'estintore sulle gambe dei due poveretti, i colleghi riescono a tirare fuori i quattro ragazzi, uno a uno. «Erano tutti sotto choc, si lamentavano, la ragazza invece non reagiva, era difficile decrifrare quali fossero le sue condizioni di salute». Il grazie dei genitori dei quattro arriva in mattinata: sono lacrime di gratitudine.

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