I rom snobbano i centri sociali
Campo dè Fiori, sabato ore 14.30, caldo boia e grandi manovre dei mezzi dell'Ama per ripulire in fretta la piazza dai rifiuti del mercato. «Ma non doveva esserci il sit-in di rom contro la discriminazione, i campi, la politica razzista di Sarkozy e di Maroni eccetera, eccetera?». Effettivamente in un angolo c'è un gruppetto sparuto di manifestanti italioti che aspetta la conclusione delle pulizie (l'avvio è stato posticipato per tacitare i commercianti del mercato inferociti), attorniato da una selva di televisioni e fotografi, a caccia di qualche rom da intervistare e immortalare. «Ma dove sono questi rom?» Perché ci sono varie bandiere, quelle della Cgil-Lazio, quelle con la falce e il martello del Prc, quelle del Sel (sinistra-ecologia-libertà), e qualche vessillo blu e verde con la centro una ruota simbolo del popolo rom. C'è perfino Pietro Terracina, scampato da Auschwitz. Va benissimo: su alcuni striscioni si leggono parole come shoah e pogrom. Ma di nomadi, neanche l'ombra. Veramente, proprio a cercarli con il lanternino alcuni rom di Romania in piazza della Cancelleria s'incontrano pure. Donne, bambini e qualche anziano che indossano una maglietta blu con il cuore rosso di «I love Roma». «Da quale campo venite?» «Noi, niente campo. Abitiamo in casa occupata a via Prenestina 911 e facciamo parte di Popica». Ovvero l'associzione onlus che li accudisce e gli ha trovato il tetto. E tutti gli altri? Si aspetta l'arrivo di qualche pullman dalle zone periferiche. Ma non succede niente. Najo Adzovic, il delegato del sindaco ai rapporti con la comunità rom di Roma ha già fatto sapere che la popolazione rom della Capitale non parteciperà alla manifestazione definita ideologica e politica. «Si tratta di un evento organizzato dai centri sociali e dalle associazioni che non rispecchia la nostra comunità e il cui scopo è solo quello di fare un po' di rumore» ha detto Adzovic. Della stessa opinione Gianni Alemanno che è a Parigi al seguito del pellegrinaggio Bambini in missione di pace dell'Unitalsi: «Noi - ha detto il sindaco - respingiamo qualsiasi approccio etnico agli sgomberi e agli allontanamenti. Il discrimine è individuale. Il problema dei microcampi è solo di sicurezza. Inoltre, per ogni sgombero c'è un sistema di accoglienza e di alloggio alternativi. I nostri obiettivi sono la legalità e l'integrazione. Ecco perché il coordinamento dei nomadi s'è dissociato». E in piazza, così, ci sono andati i soliti quattro gatti.