Al supermercato come in banca
Manca solo il metal detector all'ingresso e la porta girevole. Tra poco al supermercato si dovrà entrare uno alla volta, come in banca. I piccoli furti tra gli scaffali sono in aumento e le aziende corrono ai ripari. Forse il controllo elettronico all'ingresso sarà pure l'ultima utopistica spiaggia, ma nell'attesa le catene della grande distribuzione si organizzano come possono per contrastare il fenomeno. Cancelletti automatici in entrata, tornelli a rilevamento acustico in uscita, imbustamento dei prodotti acquistati in altri negozi per evitare di verificare lo scontrino alla cassa. Sono solo alcuni dei rimedi messi in atto dai marchi più conosciuti. E ancora sigilli di sicurezza adesivi alle cerniere di zaini e borsoni e perfino un servizio anti-taccheggio all'interno del punto vendita. Ormai telecamere a circuito chiuso e le classiche etichette magnetiche sui prodotti «sensibili» non bastano più. «Non bisogna essere morbidi con i ladri - racconta Daniele R., responsabile della sicurezza al Panorama del centro commerciale Roma Est - per evitare che negli ambienti della bande organizzate si diffonda l'idea che qui da noi è facile rubare». Negli ipermercati il «pattugliamento» in borghese è d'obbligo. Troppi sono gli angoli nascosti dove il furbetto di turno si rintana furtivo per intascarsi il bottino lontano da occhi indiscreti. Gli insospettabili «detective» si aggirano tra i reparti fingendosi clienti, con un occhio spulciano la merce e con l'altro seguono i movimenti del tipo losco di turno. Poi ci sono gli armadietti, che ricordano le cassette di sicurezza degli istituti bancari. «Invitiamo il cliente a depositare la borsa - dice Simone, che lavora come "imbustatore" al Carrefour della Bufalotta - ma non possiamo obbligarlo». Gli effetti personali sono immuni da ogni controllo, ed è proprio su questo che fanno affidamento molti finti clienti: «Entrano con la borsa vuota e la usano come busta della spesa. Peccato che non pagano». Proprio per questo c'è anche chi ha pensato di chiedere la collaborazione della clientela più affezionata per effettuare controlli sul contenuto delle borse. È il caso di Cts Supermercati, che ha sperimentato il metodo per venti giorni, distribuendo un volantino nel quale spiegava che l'iniziativa era nata per «stroncare il fenomeno dei furti» ed evitare così di «aumentare i prezzi di vendita». «L'idea non è piaciuta - spiega il presidente della società, Giorgio Trombetta - ha suscitato così tante polemiche che è stata prontamente abbandonata». All'Ipercoop non ci provano nemmeno. «Non abbiamo armadietti - spiega Orazio Passante, responsabile della sicurezza - e non obblighiamo nessuno ad aprire la borsa». Linea dura sì ma con un presupposto diverso. «Per noi il cliente è sempre una persona per bene». I ladri ringraziano.