Un prodotto su 10 va in tasca ai ladri
Una mano che afferra rapidamente una forma di parmigiano o una confezione di carne. Un veloce sguardo attorno per non rischiare di essere notati e il «pezzo» rubato scivola in fondo al carrello della spesa o nella tasca della giacca e resterà lì fino al ritorno a casa. Un pezzo ogni dieci dei prodotti venduti tra gli scaffali dei supermercati, secondo una recente indagine della Coldiretti, sarebbe oggetto di taccheggio. Roma è tra le città dove il fenomeno dei furti alimentari nella grande distribuzione organizzata è in aumento ed è arrivato ad incidere, dati della Confesercenti provinciale, per circa il 2% del fatturato medio di un supermercato. La mano lesta, sempre più spesso, appartiene ad anziani, ladri a volte per necessità che con il carovita faticano ad arrivare a fine mese. Le tecniche per accaparrarsi generi alimentari e non senza pagare sono le più diverse. C'è chi studia i turni del personale anti-taccheggio (laddove è presente) e agisce di conseguenza. Chi si avvicina al prodotto con decisione, lo afferra e lo getta nel carrello della spesa opportunamente coperto da un panno. Chi, ancora, si riempie le tasche dei pantaloni o della giacca o si dirige verso un angolo nascosto del supermercato, lascia cadere a terra la scatola e nasconde il contenuto. Se scoperto, si giustificherà simulando magari un'amnesia o puntando il dito contro la crisi e chiederà, quasi sempre, di non avvertire figli o parenti e tanto meno la polizia, sperando in questo modo di farla franca. Fatto sta che le grandi catene, stanche dei continui furti perpetrati ai loro danni, hanno iniziato ad organizzarsi e a reagire: qualcuna, scusandosi in anticipo con la clientela, chiede di lasciare carrelli e borse all'ingresso e arriva perfino ad anticipare possibili controlli nelle borse personali delle signore, una volta superata la cassa. L'unica vera arma, però, per limitare i furti, sembra essere l'installazione di sistemi di sicurezza, costosi in realtà tanto che quasi esclusivamente i locali di superfici superiori ai 1.500 mq. (quindi ipermercati) riescono anche nella Capitale a far fronte all'investimento; ai «piccoli» resta l'alternativa di avere personale molto attento e vigile. Eppure la differenza, in termini di risultati, si vede. Uno studio dell'Università Bocconi di Milano, per conto della Federdistribuzione, ha effettuato un'indagine su 10 insegne di eccellenza della grande distribuzione per analizzare il fenomeno dei furti. Emerge che dal 2006 al 2008 (ultimi dati disponibili), per ogni punto vendita di superficie superiore ai 1.500 metri quadrati preso in esame, che aveva investito fino a 370 mila euro l'anno in sistemi anti-taccheggio, i furti annui sono passati dai 494 del 2006 ai 387 del 2008, quindi sensibilmente diminuiti. Al contrario per i «piccoli» supermercati, dai 196 furti annui per punto vendita registrati nel 2006 si è passati ai 248 di due anni dopo. Segno inequivocabile di un fenomeno in aumento, se non contrastato.