Pedaggi, 8 milioni da restituire
Il Consiglio di Stato conferma lo stop agli aumenti delle tariffe autostradali scattati nel luglio scorso, lasciando innestata la retromarcia sul caro-pedaggi imboccata il 4 agosto dopo la prima bocciatura dei rincari da parte del Tar. Però non su tutti i 23 caselli collegati ai raccordi gestiti dall'Anas, «ma solo ai singoli segmenti stradali interessanti gli ambiti spaziali degli enti territoriali ricorrenti». Come la Provincia di Roma, che insieme a circa 50 Comuni dell'hinterland aveva promosso il ricorso al Tar contro gli aumenti fino al 25 per cento dei pedaggi pagati alla barriera dei suoi 9 caselli: Roma Nord, Sud e Fiano Romano per l'A1, Roma ovest e Maccarese-Fregene per l'A12 e Roma est, Lunghezza, Settecamini e Ponte di Nona per l'A24. E mentre il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, esulta («con la nostra forza e tenacia abbiamo vinto e dato un contributo determinante per seppellire questo odioso balzello che penalizzava in modo particolare chi vive, studia e lavora nel territorio romano»), il suo predecessore a Palazzo Valentini, il deputato del Pd Enrico Gasbarra, chiede che «anche altri amministratori italiani si oppongano al provvedimento del presidente del Consiglio per fermare l'aumento dei pedaggi nelle loro città». Ma proprio dal governo arriva, per bocca del viceministro dei Trasporti, il leghista Roberto Castelli, l'unica presa di posizione contro «Tar e Consiglio di Stato, che si mettono a legiferare. Organismi del Paese che dovrebbero semplicemente verificare l'osservanza delle leggi si permettono di stravolgere impunemente gli atti del governo». Castelli se la prende anche con quanti «oggi intonano peana, a cominciare dal sindaco Alemanno». Una teoria definita «da azzeccagarbugli» da Zingaretti, mentre Alemanno controbatte: «Vedo che il viceministro Castelli insiste, nonostante le sentenze di Tar e Consiglio di Stato, nel voler imporre i pedaggi nei tratti autostradali gestiti dall'Anas. Non capisco perché si voglia continuare in questo errore politico ed evidentemente giuridico». Per la quarta sezione del Consiglio di Stato, infatti, «non pare errata la valutazione operata dal giudice di prime cure, che ha sottolineato l'incompatibilità della disciplina dettata dal decreto gravato con i principi derivanti dal diritto comunitario». Il decreto è quello che aveva fatto scattare dal primo luglio scorso una maggiorazione forfettaria di un euro per le auto e le moto e di due euro per i veicoli pesanti. Il 29 luglio, però, il Tar aveva bocciato «il provvedimento impugnato». Il quale, secondo i giudici amministrativi di primo grado, «per essere coerente con la finalità enunciata deve assumere il carattere di corrispettivo per l'utilizzo di una infrastruttura; al contrario, tale carattere non appare sussistente in alcune delle ipotesi evidenziate, vale a dire in tutte quelle che prevedono il pagamento del pedaggio in relazione a uno svincolo stradale non necessario e non interessato dalla fruizione dell'infrastruttura». Una sentenza confermata ora anche da Palazzo Spada, «evitando sacrifici ingiusti ai cittadini e in particolare ai pendolari del Lazio», commenta la governatrice Renata Polverini.