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Legge su Roma Capitale Per una parte del Pd è ok L'altra invece non si fida

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Ariguardo voglio solo sperare che il dibattito sia sempre più serio e approfondito, a differenza di quanto finora esibito. L'articolo si chiude con un accenno alla "responsabilità" del gruppo consigliare del Pd e insieme la sottolineatura della "irresponsabilità" dei parlamentari del Pd: i consiglieri lodati per il voto favorevole, i parlamentari biasimati per il voto di astensione sul primo dei decreti legislativi concernenti l'attuazione della norma sui poteri speciali. Tutto ciò mi sorprende. Ancora non vi è stata pronunzia del Parlamento e dunque nemmeno dei membri del Pd all'interno della commissione bicamerale. È vero, finora il Pd ha scelto di astenersi sulla legge 42/09 (federalismo fiscale) e poi sul cosiddetto federalismo demaniale. Un modo, questo, per mantenere un dialogo aperto con la maggioranza di governo sul processo di riordino della fiscalità e la finanza pubblica del nostro Paese. Ora vedremo, perché nel passare dal generale al particolare conterà l'esplicazione concreta di ciò che si vuole realizzare. Roma Capitale rimane un groviglio di aspirazioni generose e scombinate. Non conoscendo l'organico disegno legislativo o dovendo attenerci alle bozze in circolazione, è difficile stabilire fino a che punto sia stato giusto in Campidoglio dare il sostegno a un'operazione - quella appunto afferente al primo decreto - che ruota attorno all'autotutela o autopromozione dei consiglieri comunali. Meglio essere prudenti dal momento che il rischio vero, date queste premesse, è di accordarsi solo sullo status degli amministratori capitolini e non sul complesso della riforma ordinamentale. Nisi caste, caute! Lucio D'Ubaldo Senatore del Pd

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