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La lotteria del test d'ingresso Oggi tocca ai futuri dentisti

La statua di Minerva, dea della Sapienza, all'ingresso dell'Università di Roma

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Il tutto per tutto, o la va o la spacca, vincere un terno al lotto: è quello che pensano le aspiranti matricole che ambiscono ad entrare nelle facoltà a numero chiuso e che devono sostenere i test d'ingresso. Temuti, vituperati e anche fortemente contestati dagli studenti. Perché non vertono solo sulle materie attinenti al corso di studio ma anche su argomenti apparentemente astrusi di attualità, cultura generale ecc. (si va da chi ha vinto la Champions League o il festival di Sanremo a quesiti più complessi su formule matematiche e simili). Per questo la selezione per entrare in facoltà è vissuta come una lotteria. Ieri mattina è stata la volta degli aspiranti medici. Negli atenei romani il rituale si è ripetuto identico agli altri anni. Le domande giunte alla Sapienza sono state 6.770, per 784 posti disponibili. L'università che s'aspettava il pienone aveva attrezzato 76 aule ad hoc. Poi però alle 8.00 si sono presentati in 5.860. In tanti hanno pagato l'iscrizione ma poi hanno finito per rinunciare. All'Università di Tor Vergata, invece, le domande sono state 1.700, a fronte di 240 posti disponibili. Alla prova si sono presentati 1.550 ragazzi. I test d'ingresso alla facoltà di medicina della Cattolica si sono svolti invece mercoledì. Ai nastri di partenza 5.125 giovani (si erano iscritti in 5.399): i posti disponibili sono 256. Un aumento delle richieste di circa il 40% in due anni, che quest'anno ha visto come protagoniste per lo più le ragazze: le candidate erano 3.386, contro 2.013 maschi. Oggi sarà la volta degli aspiranti odontoiatri. Seguiranno nei prossimi giorni tutti gli altri: professioni sanitarie, veterinaria, scuole legali di specializzazione, Architettura. Intanto però monta la protesta sulle modalità d'accesso alle facoltà a numero chiuso e sulla necessità di revisionare i test (molti vorrebbero abolirli definitivamente). Sul sito Studenti.it si è votato su quale potrebbe essere il criterio di selezione migliore. Per il 70% dei partecipanti dovrebbe essere determinato da una media tra il voto di maturità e l'andamento degli ultimi anni delle scuole superiori (in linea con quanto succede negli altri Paesi Europei). Il 21% di loro salva i quiz che, però, necessiterebbero di opportuno restyling. Il Ministero dell'Istruzione continua a difendere lo strumento: «Garantisce una buona scrematura e premia la qualita». Ma ha intenzione di alleggerire il peso delle domande di cultura generale a vantaggio di quelle specialistiche. C'è già un un tavolo tecnico al lavoro che sta studiando un modo per migliorare il formulario. «Sono contraria all'abolizione dei test» ha ribadito ieri il ministro Gelmini. «Ci sono margini di miglioramento, seppur limitati. Ma la soluzione non è comunque nel far pesare di più il voto della maturità». È sempre agguerrito il partito del «No al numero chiuso». L'avvocato romano Michele Bonetti, un paio d'anni fa, vinse un ricorso al Tar per inficiare i test d'ingresso a Medicina che contenevano errori nella formulazione delle domande e risposte. «Era un ricorso di duemila ragazzi che volevano fare i medici - dice Bonetti - e non erano riusciti a passare i test. Peraltro sbagliati». Come è andata a finire la vicenda? «Il Consiglio di Stato respinse il ricorso perché i ricorrenti erano troppi. E allora ci siamo rivolti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Quello che contestiamo è l'illegalità del sistema dei test perché è obsoleto. In Francia ad esempio l'ingresso è libero e la selezione si fa in corsa. Noi sosteniamo che il numero chiuso lede il diritto dell'iniziativa economica privata». Intanto però dal prossimo anno una novità ci sarebbe e riguarda i futuri camici bianchi della Capitale che fin da subito dovranno scegliere tra pubblico e privato perché i quiz della Cattolica e degli atenei statali dovrebbero svolgersi nello stesso giorno.

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