In quattro parole Roma Capitale
Urbanistica, ambiente, commercio, trasporti. Sono le quattro parole chiave del secondo decreto attuativo della legge di Roma Capitale. Così, mentre si attende la fine dell'iter legislativo del primo atto che definisce Roma «ente speciale» delineandone gli organi istituzionali, si inizia a discutere sul secondo, e più importante testo, quello del conferimento delle funzioni a Roma Capitale. Mai più dunque procedure elefantiache per approvare un piano regolatore, una variante urbanistica, un piano del commercio sulle aree pubbliche, criteri e requisiti per la somministrazione di alimenti e bevande. E ancora, la definizione ad esempio della pianta organica delle farmacie, la gestione delle riserve naturali interne al Comune, autorizzazioni e valutazioni paesaggistiche e ambientali. E, vale la pena sottolineare, l'Autorità di bacino del Tevere per la parte relativa all'attraversamento di Roma. Questo solo per dare qualche pratico esempio di una vera e propria rivoluzione non solo istituzionale ma anche politica e sociale che, dopo 140 anni, riconosce nei fatti e non a parole, gli oneri della Capitale. E, al di là dei dettagli, ancora tutti da definire nelle sedi istituzionali preposte, l'affermazione di una realtà evidente ancora soltanto agli addetti ai lavori. Roma comune più grande d'Europa, seconda solo a Londra per estensione di territorio. Eppure ancora amministrata come una piccola istituzione di provincia. L'iter legislativo scelto è quello più «veloce» e deve concludersi entro maggio 2011, vale a dire dopo 24 mesi dall'approvazione (il 5 maggio 2009) della legge 42. Vale a dire quella sul federalismo fiscale, all'interno della quale l'articolo 24 delega al governo l'attuazione di organi e funzioni di Roma capitale prevista, ricordiamo, dalla Costituzione. I tempi dunque ci sono ma vanno rispettati senza dilazioni. La legge c'è. Sull'attuazione di questa, ovvero sulla definizione del nuovo ente speciale, i suoi organi, le sue funzioni, il Parlamento ha delegato il governo che opera attraverso «decreti delegati». Cinque i passaggi istituzionali: prima lettura e voto del testo da parte del Consiglio dei Ministri; parere e deduzioni da parte del Comune di Roma e della Conferenza Stato-Regioni, esame e voto della commissione bicamerale per il federalismo fiscale e voto finale del Consiglio dei ministri. Un iter tutto sommato semplice che si sta per concludere per il primo decreto. L'obiettivo è quello del 20 settembre, quando il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si recherà in visita ufficiale in Campidoglio. Qui riceverà la cittadinanza onoraria diventando, speriamo, primo cittadino di Roma Capitale. A quel punto Alemanno potrà allargare la sua Giunta a 15 assessori e il Consiglio comunale diventerà Assemblea. I minisindaci dei Municipi rientreranno nel novero degli organi di governo della nuova istituzione. Non solo onori però. Da quel momento i consiglieri capitolini avranno sei mesi di tempo per approvare il nuovo statuto. Senza quello Roma Capitale resterà una chimera.