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Lite tra ostetriche, muore neonato

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Dopo la rissa tra medici in sala parto a Messina, salta fuori la discussione tra ostetriche. A Roma. Al policlinico Casilino. In questa storia il bimbo è morto. E i genitori lanciano il sospetto che la bega tra le due operatrici abbia complicato le cose fino a causare il tragico epilogo. Il piccolo è venuto alla luce il 26 agosto ed è deceduto due giorni dopo, dopo un complicato percorso. Ieri, a rendere nota la vicenda sono stati proprio i genitori, di 30 e 26 anni, con due figlie di tre e sei anni. Il loro pesante dubbio però non soltanto li angoscia e li rende rabbiosi. Li ha spinti pure a inchiostrare una dettagliata denuncia alla Procura di Roma che ha aperto un'inchiesta per accertare eventuali reati nella condotta delle due ostetriche. «Voglio giustizia e verità - si sfoga il padre del bimbo - se c'è qualcuno che ha sbagliato paghi. Voglio spiegazioni: ci sono tante cose che già dal primo giorno sono andate storte. Ad oggi io non so perchè mio figlio è morto. Non mi sembra sia stato fatto il massimo, per me ci sono state delle negligenze. Il 26 agosto - racconta l'uomo - mia moglie ha partorito con un cesareo, circa 14 giorni prima dell'intervento programmato, perchè aveva dei dolori. Poco prima due ostetriche hanno avuto un diverbio sulla necessità di procedere o meno con l'intervento, credo per un problema di cambio turno. Visto che mia moglie continuava ad avere dolori, però, ho insistito perchè venisse fatto il cesareo. Alle 20.47 è nato il bimbo e gli hanno fatto credo interventi di routine. Poco dopo lo hanno intubato perchè, ci hanno detto, aveva problemi respiratori. La mattina dopo ci hanno detto che durante la notte mio figlio si era tolto il tubo da solo. Nel pomeriggio sembrava che le condizioni stessero migliorando ma la mattina del 28 agosto ci hanno detto che la situazione era peggiorata per una crisi respiratoria durante la notte. A un certo punto - spiega il padre - ci hanno anche detto che non si trattava più di un problema respiratorio ma di un problema metabolico e che a quel punto si pensava di trasferirlo prima al Bambino Gesù, poi all'Umberto I perchè lì c'era posto. Mentre aspettavamo l'ambulanza per il trasporto le condizioni del bimbo sono diventate sempre più critiche. Quando hanno provato a fare il trasporto ci hanno detto che non c'era più niente da fare».

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