Casa di Nerone punto e a capo I barboni si sono riaccampati
Sono tornati. Immigrati senzatetto e barboni sono di nuovo nella Casa di Nerone. Dormono tra i ruderi. Nell'area architettonica, al di là delle recinzioni. Si accampano per terra di notte coi cartoni e una coperta lurida contro l'umidità. A un passo dal Colosseo. Di giorno, poi, si spostano fuori le aree recintate per non destare sospetti, ma all'interno lasciano sacchi a pelo, zaini, scarpe, borse e lenzuola. Un vero guardaroba. Qualcuno appende le magliette di ricambio sui rami. Eppure la scorsa settimana i vigili urbani erano saliti sulla Domus Aurea. Un blitz per liberare una zona, chiusa al pubblico da quando avvenne il crollo dell'ingresso a una galleria lo scorso 30 marzo, occupata dai senzatetto. Erano intervenuti anche i mezzi dell'Ama per togliere materassi e cartacce da terra. Fecero ben sette viaggi verso la discarica. Un lavorone per restituire il parco di Colle Oppio ai cittadini. L'operazione portò anche all'identificazione di dodici stranieri. Due di questi erano in cattive condizioni di salute. Così il comitato per la sicurazza e il comandante dei vigili chiamarono anche la sala operativa sociale per intervenire. Ma a pochi giorni dallo sgombero tutto torna come prima. Oltre la rete metallica l'odore rilasciato dagli escrementi è insopportabile. Gli accampati lì fanno anche i loro bisogni corporei. Bottiglie, di plastica e di vetro, siringhe e rifiuti di ogni tipo sono sparsi in mezzo al verde. Dietro alcune ringhiere gli immigrati, che di giorno si spostano in altre zone del centro storico, lasciano alcune sacche dove tengono indumenti di ricambio e scarpe da ginnastica. Impossibile non accorgersi che la Casa di Nerone è «abitata». C'è vita. Nonostante i controlli dei vigili che anche ieri hanno effettuato i controlli. Fuori le recinzioni, quando non è ancora l'ora di pranzo, nel parco si sentono solo parole straniere. Se il sole è ancora alto, infatti, i senzatetto restano fuori la «zona rossa» della Domus Aurea e con gli stessi cartoni utilizzati di notte si sdraiano in mezzo al prato. Le poche mamme tengono per mano i propri bimbi passando veloci da un'estremità all'altra del Colle. Per loro, ormai, quell'area non è più sicura.