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«Saverio era esperto e non correva in città Vogliamo giustizia»

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CheSaverio fosse un falco, uno che sulle due ruote «volava», ce l'aveva scritto perfino nel cognome: Falchi. Lui, il fratello Flavio e la sorella Carla erano uniti dalla passione per le due ruote. Sulla foto che aveva scelto per il suo profilo su Facebook, il 37enne, romano ma di origini sarde, era in sella alla sua Yamaha R1, la moto con la quale si limitava a correre in pista, consapevole dei numerosi rischi che le strade della città riservano anche agli esperti come lui. «Quel maledetto giovedì di fine luglio, mio fratello stava facendo la salita del Muro Torto sul motorino che aveva comprato per girare nel traffico – racconta il fratello Flavio - Con l'SH non poteva andare veloce. Soprattutto in quel punto. Lui che, come me e mia sorella, aveva un amore incredibile per le moto, era però di una prudenza incredibile sulle vie cittadine. Anche io e mia moglie per la città abbiamo comprato lo scooter – continua – Voglio dire: noi che abitiamo a Roma sappiamo bene che il pericolo di un incidente è sempre dietro l'angolo. Per questo stiamo attenti, per questo la moto la tiriamo fuori solo per correre nei circuiti privati». Flavio quasi non riesce a realizzare, ancora, cosa sia veramente successo quel pomeriggio sul Muro Torto. «Abbiamo affidato il caso agli avvocati, l'emozione e il dolore sono troppo forti per rimanere lucidi – continua – Sappiamo che qualcuno, un pirata della strada, ha fatto perdere il controllo del motorino a mio fratello, fuggendo subito dopo. Ora, è chiaro che una manovra azzardata magari anche senza guardare lo specchietto la possono fare tutti – dice ancora, con un filo di voce, Flavio – ma se provochi un incidente e non ti fermi no, quello non lo posso proprio capire. Io non voglio vendetta. Cerco solo la verità, giustizia per Saverio». Avrebbe festeggiato i 38 anni sabato prossimo con la sua affiatatissima famiglia. Con i genitori e il fratello Flavio, con la sorella Carla e la figlia di questa, la piccola Sara. Ovviamente insieme alla moglie Lidia, sposata quattro anni fa. Era da lei che stava andando il giorno dell'incidente Saverio. «Ancora non avevano figli – precisa Flavio – Per fortuna, aggiungo. Non che non volessi un nipotino da mio fratello, anzi. Però ora sarebbe cresciuto senza un padre». Agente immobiliare di successo, residente ad Aranova, sull'Aurelia, metteva passione in tutto quello che faceva. «Nel suo lavoro era un grande, si dava sempre molto da fare – spiega ancora Flavio – Anche la moto: quella è una passione che abbiamo sempre condiviso eppure lui la viveva con un'intensità enorme: la coda della sua moto, una R1, se l'era costruita da solo. Uno che modifica un bolide del genere con le proprie mani, un motorino lo sa portare, eccome. Non sbaglia una curva appena accennata finendo contro una macchina parcheggiata – conclude Flavio – Io e la mia famiglia confidiamo nel lavoro degli avvocati. Sappiamo che i vigili urbani, intervenuti quel giorno per i rilievi, hanno compilato un verbale ma, prima di vederlo, si devono aspettare centoventi giorni. Cosa c'è scritto, in quelle carte che raccontano il tragico incidente, lo sapremo solo fra tre mesi». Sil. Mas.

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