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Mense, case alloggio e preghiere Ecco le infaticabili suorine in sari

Le suore in sari di Matudini

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Da Calcutta alla Capitale. Realtà diverse e inaccostabili anche se i bisogni non hanno latitudini. Le suorine in sari di Madre Teresa accolgono anche qui, Città Eterna, gli ultimi. Sono migliaia tra romani e stranieri. Li sfamano nelle mense di piazza Sant'Uffizio e di San Gregorio al Celio, offrono ricovero a chi non ha più nulla neanche la speranza. A via Sant'Igino Papa danno un tetto alle ragazze che aspettano un figlio che lì lo potrà crescere fino a quando compirà 6 mesi. A Tor Bella Monaca una casa famiglia apre le porte alle ragazze madri e, nell'hinterland c'è un luogo protetto per i malati di Aids. Un mappa della carità al servizio dei poveri più poveri che abbraccia simbolicamente Roma, dal centro alla periferia, dove ha sede la Casa generale in via Casilina. Nel solco di Madre Teresa - Nobel per la Pace, beatificata da Papa Wojtyla, con un processo di canonizzazione ancora in corso, le suorine in sari ricordano i cento anni della nascita della fondatrice senza smettere di lavorare. Ieri le missionarie della Carità hanno festeggiato la consacrazione di una nuova sorella in via Casilina. «I bisogni sono tanti. C'è sempre urgenza di carità - dice la provinciale dell'Ordine suor Maria Pia - Ma la carità comincia in famiglia». Accanto alle suore ci sono i volontari. Come Maria Zoppo, 64 anni, da 6 al servizio nella casa di Sant'Uffizio, il cui portone si apre nelle Mura Vaticane. «Volevo fare qualcosa per gli altri - racconta - Un giorno ho suonato alla porta e da allora sono qui, insieme ad altri, a dare una mano». Non mancano i giovani affascinati dal carisma delle suorine che si dedicano alla missione. Infine c'è la Provvidenza. «Ad esempio, capita che restiamo senza frutta - racconta la volontaria - Qualcuno arriva, bussa alla porta e ce la lascia insieme con cibi a volte del discount a volte di gran marca. Qualcun'altro suona e ci lascia qualche offerta. Così riusciamo a comprare quello che manca». La Provvidenza veste molti panni, anche quelli di una farmacista che s'affaccia sull'uscio e consegna una busta di medicinali. Donazioni ma anche sete di preghiere. Sulla bacheca dell'ingresso, tra i santini di Madre Teresa e Karol Wojtyla, spiccano appuntati fogliettini con la richiesta per i cari malati, per genitori e la fidanzata, per Anna e Lello, per Felice, Francesca e Carla. La carità equivale a tutti i precetti, scriveva S. Agostino nei Sermoni ma senza fede imprese del genere non potrebbero resistere alla umana fatica e alla vista di tanto dolore. La preghiera aiuta tutti. Anche le suorine con il sari che ad Acilia hanno le consorelle Contemplative. La loro vita è dedicata alla preghiera per la missione, la compassione, la carità e l'amore. Per il centenario di Madre Teresa nel mondo si stampano francobolli. A Roma, Palazzo Valentini espone la sua gigantografia, il Comune prepara una commemorazione il 21 settembre e un concerto in Campidoglio il 19 dicembre. Mentre tutto questo richiama ai valori testimoniati dalla «suora dei poveri», le sue sorelle escono all'alba e tornano al tramonto. Infaticabili e operose al servizio del bene. Di tutti.

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