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In centro storico funzionano i marchi alla moda

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Difficilestabile una classifica di attività che rendono più o meno ad entrambi i soggetti che hanno stabilito un rapporto di franchising, visto che molto dipende dalla capacità personale di gestione dei singoli, dalla situazione del mercato nella quale si sviluppano le reti, dalla notorietà di un marchio. Attualmente i settori più redditizi appaiono quelli legati ai servizi (soprattutto in una città come Roma che ha proprio in questo comparto il suo punto di forza) e alla ristorazione, quindi ristoranti, bar, locali di prima e seconda serata, paninerie, yogurterie, creperie. Attività, del resto, che richiedono un basso investimento di impresa (così come quelle dei servizi), attorno ai 10-15 mila euro, e che in genere non sono strettamente legate alla notorietà di un marchio. Si può comunque dare un'idea del tipo di investimento necessario ad avviare un'attività in franchising, che a sua volta darà più o meno reddito nel tempo a seconda del marchio con cui si affaccia sul mercato. L'Annuario 2008-2009 di Assofranchising dà a questo proposito alcune indicazioni utili. Se infatti per aprire un'agenzia immobiliare (come Grimaldi) basteranno 20 mila euro e ancora meno ci vorrà per Mondo Bambino (4.300 circa), il noto marchio di abbigliamento 7camicie ne richiederà 30 mila. Da 60 a 80 mila euro occorreranno per marchi come Thun o Zucchi o ancora l'Erbolario. Si arriva a 150 mila per Piedra del Sol, franchising di ristorazione etnica, passando per i 120 mila di Buffetti o Città del Sole, noto marchio di giocattoli. Ma occorrono molti più soldi per aprire un punto ristorazione Pastarito (250 mila) o Tezenis (280 mila) fino ad arrivare alla cifra "proibitiva" di 900 mila euro per un punto vendita Mc Donald's. Dam.Ver.

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