Le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia stanno per iniziare.
Inveceil Gianicolo «ottavo colle, e simbolo del Risorgimento, versa ancora in una situazione penosa», ha scritto in una email di denuncia indirizzata al nostro Direttore un affezionato lettore. La denuncia «Roma offre al Paese il suo simbolo massimo di Italianità ridotto come il peggor cortile oscuro di una periferia anni Ottanta» accusa il lettore nel suo messaggio. «La statua di Garibaldi irriconoscibile e priva dell'adeguata illuminazione, la sua compagna Anita poggiata da 10 anni su un'impalcatura arrugginita, garibaldini di marmo menomati dai vandali, graminacee che oscurano il panorama che rende famosa la vista da più di quattro secoli». Memoria e degrado Ieri mattina Il Tempo lo ha constatato. I monumenti sono circondati da erbacce, cartacce e bottiglie di birra abbandonate a terra dai maleducati. C'è ancora un garibaldino con la testa mozzata dai vandali, il generale Roselli. Un altro se lo sono scordato. Menotti Garibaldi è stato dimenticato dal restyling costato «700-800 euro a busto», aveva recentemente ricordato il sovraintendente comunale ai Beni Culturali, Umberto Broccoli. E i furbi si sono portati via anche i vasi di marmo finemente cesellati sopra le colonne, «finiti ad ornare chissà quale giardino vip» se ne rammaricano i residenti. Alla faccia delle telecamere. Un pessimo biglietto da visita per i turisti americani e giapponesi, che si sono rinnamorati di Roma. Turisti «aumentati del 12 per cento nell'ultimo anno» vantava i numeri ieri mattina al Gianicolo il vicesindaco Cutrufo, mentre le motoseghe accese hanno restituito una parte di panorama offuscato dalla vegetazione infestante. Ma è solo l'inizio. Punto di vista È innegabile: il colpo d'occhio al Gianicolo è sempre bellissimo. Soprattutto per chi, goduto il panorama, gira sui tacchi e se ne va. Gli alberi, la frescura, il respiro della storia, il cannone che spara a mezzogiorno in punto. Ma a mettersi dalla parte di famiglie e anziani la musica cambia. Ok, è bellissimo. Ma questo simbolo di Roma nel mondo nasconde pure tante insidie per chi voglia viverlo come un parco: nella gimkana di ostacoli inaspettati con cue devono fare i conti nonne che spingono il passeggino dei nipoti e pedoni. Tra un marciapiedi assassino e l'inciampo di un sampietrino saltato via e finito proprio in mezzo alla strada. Ce lo fanno vedere i residenti. Come Luciana, trasteverina di piazza San Cosimato, 80 anni suonati, che ci ha accompagnato davanti al monumento di Anita, ancora sopra i ponteggi. Il monumento fu realizzato dal nonno di Rutelli. «Er Cicorione» ricordava il nomignolo affibbiato all'ex sindaco, da quando si vantò di essere uno del popolo solo perché mangiava «pane e cicoria». Come Luciana sono tanti i romani che al Gianicolo ci passano l'estate. Ieri mattina abbiamo parlato con Mimmo, i nonni nostalgici Nina e Vittorio, il ciclista che si lamenta della pista che non c'è, e le teenager Federica e Laura e Gabriele ed Elena, 18 e 19 anni, oggi solo amici, domani forse chissà, che invece il Gianicolo lo vedono bellissimo, perché quando si è giovani e belli tutto il resto passa in secondo piano. Ma per chi non ha più 20 anni è tutta un'altra storia. E, soprattutto, un'altra fatica. Gli imprevisti «Guardi qua, sono saltati tutti i sampietrini e io come faccio a oltrepassare questa buca con il passeggino» fa notare una nonna, Rosa. Prende in braccio il nipotino di quattro mesi. E prova di nuova a spingerlo. Ma niente, non ci riesce. E magari succedesse solo al Gianicolo. Non va meglio a Trastevere. «Se scende da San Cosimato, qui sotto a via del Moro, via Di Benedetta è tutto dissestato - continua Rosa - e camminare per gli anziani o passare con la carrozzina è uno strazio». Si lamenta della pista ciclabile che non c'è invece Luigi De Carli, 44 anni, che lavora alle Poste. «Devo zigzagare tra gli alberi abbassando anche la testa se non voglio essere colpito» racconta. Nina e Vittorio, invece, portano a spasso il nipotino Samuel. E ricordano i bei tempi in cui sui prati del Gianicolo i romani ci facevano i picnic. «Quarantadue anni fa venivamo anche noi a mangiare. E quando si tornava a casa non restavano rifiuti». Tutto diverso oggi. «Adesso, invece, anche potendo farlo, chi se la sentirebbe di sedersi sul prato, sporco com'è» dicono. La colpa è anche dei maleducati, che gettano a terra ogni genere di rifiuti. Persino davanti al momumento dell'eroe dei Due Mondi in piazza Garibaldi ci sono bottiglie vuote di birra. Mimmo invece ci porta davanti ad una panchiaa per uso comitiva. «Ci potrebbero stare seduti almeno sei persone - dice -. Invece è divelta da chissà quanto e poggia in un equilibrio precario». E l'orizzonte? «Hanno iniziato a potare ma c'è ancora tanto da fare. E questo grosso albero sul viale di Villa Corsini è caduto da anni ma è ancora lì». E occhio se si cammina con sandali o infradito. «Meglio camminare guardando in basso - suggerisce Mimmo - perché le cornici di marmo che circondano gli alberi sono saltate via e ci si potrebbe inciampare».