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La svolta passa per la Regione

La sede della Regione Lazio in via Cristoforo Colombo

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La proposta del Sindaco Alemanno su Tor Bella Monaca deve essere considerata con la massima attenzione e non liquidata in modo sprezzante e pregiudizialmente come sta facendo la sinistra, che invece farebbe bene a confrontarsi positivamente su un progetto che è certamente importante per la riqualificazione di una parte cospicua della nostra città. Certamente è presente il rischio di essere un progetto suggestivo che può finire nel nulla come a suo tempo quello dello SDO, del quale oggi resta solo il ricordo di anni e anni di interminabili ed improduttive discussioni. Allora bisogna mettere subito in chiaro alcuni aspetti fondamentali. In primo luogo quello delle risorse e i tempi di realizzazione. In una situazione dove le risorse sono scarse si potrebbe pensare al concorso di capitali privati e ipotizzare o una ricostruzione «pezzo a pezzo» e quindi diluita nell'arco di un tempo importante oppure, rendendo superfluo il reperimento di una vasta area necessaria per la nuova Tor Bella Monaca, operare riedificando a «rotazione» sulla stessa zona. C'è poi, nel caso della prima ipotesi, il problema della destinazione della zona demolita, un'area di circa mille ettari: si potrebbe pensare all'istituzione di un parco recuperando così l'originaria specificità di una zona che negli anni Sessanta era sotto tutela ambientale e che era parte integrante dell'agro romano. L'altra questione fondamentale, direi decisiva, è costituita dal fatto che non è pensabile la realizzazione di un grande progetto come quello per Tor Bella Monaca senza il pieno coinvolgimento della Regione. Non dimentichiamo infatti che si parla di una zona complessa, ad alta densità di popolazione fra la Prenestina e la Casilina, che coinvolge relazioni di livello intercomunale implicando problematiche di «area vasta» e che quindi necessita di una attenta valutazione della mobilità e dunque delle relative opere infrastrutturali. Certamente è affascinante parlare di demolizione e ricostruzione, ma se manca un «Piano Generale Territoriale Regionale» il rischio è che poi o non si fa nulla o si costruisce in modo irrazionale, inefficace, senza nessuna idea di sviluppo del territorio e magari all'insegna della speculazione più spregiudicata e nello spregio assoluto della dignità dell'uomo.

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