Fuggi fuggi per evitare il fisco
Si sa, essere controllati dal Fisco non fa mai piacere a chi evade. Soprattutto per chi passa l'estate sullo yacht e poi dichiara redditi da poveraccio. È così che, nel porto turistico di Ostia, alcuni marinai alla vista degli ispettori dell'Agenzia delle entrate hanno mollato gli ormeggi e hanno tagliato la corda sulle onde (non c'è pericolo: gli ispettori hanno fotografato le barche in fuga e risaliranno comunque ai proprietari). Qualcun altro si è rinchiuso in cabina e ha fatto finta di essere altrove. Senza il mandato della Procura, infatti, gli agenti accertatori non possono salire a bordo. Ma la maggior parte dei proprietari delle barche che si trovavano a Ostia si è «arresa» agli ispettori dell'Agenzia delle entrate (direzione provinciale Roma 2) che ora dovranno verificare se il posto barca e il valore del natante corrispondono o meno alla capacità contributiva del proprietario. Insomma, chi ha evaso ha le ore contate. I controlli degli anni scorsi, avevano evidenziato che circa il 40% dei contribuenti che hanno stipulato un contratto di leasing per acquistare una barca, in realtà, dichiara un reddito più basso dei canoni versati. Prima di Ferragosto venti ispettori hanno controllato 390 barche ormeggiate al porto (su 796 posti disponibili). Per evitare le fughe, gli 007 delle Entrate hanno aperto con una chiavetta elettronica i cancelli che impediscono agli estranei l'accesso alle banchine. Dei 390 natanti passati al setaccio, 230 hanno una lunghezza tra i 10 e i 15 metri, 60 tra gli 8 e i 10 metri, 10 tra gli 8 e i 10 e solo tre superano i 30 metri. Molte sono intestate a società di leasing, le altre a Srl e persone fisiche. C'è da osservare che a Ostia, tra l'altro, i «parcheggi» per velieri e yacht non costa molto: 2.340 euro al mese per chi ha una barca sopra i 20 metri e 1.260 se non supera i 15 metri. Una sessantina sono di proprietà di stranieri (incredibilmente i più collaborativi con gli ispettori). I restanti o si sono dati alla fuga o non si sono fatti trovare. Poi ci sono i furbetti di passaggio: arrivano la mattina all'alba e se ne vanno quando è notte profonda per evitare di pagare i controllori della società che gestisce il porto.