Il 13 settembre le scuole del Lazio riaprono i battenti.
Èormai prassi consolidata il rientro con situazioni di grande precarietà, cattedre non ancora assegnate, prof cambiati ecc. I ragazzi, è triste dirlo, ci hanno fatto il callo. Anche quest'anno il ritornello non cambia. Infatti nella Capitale quattro docenti su dieci cambieranno classe. È il famigerato balletto delle cattedre, che si fa beffe della continuità didattica e che, secondo gli esperti del settore, è tra le cause della scarsa preparazione degli studenti italiani, sbertucciati sui giornali perché sprofondati nei bassifondi delle classifiche internazionali di competenza. Le cattedre ancora da assegnare sono parecchie. L'ufficio scolastico provinciale è al lavoro e come ogni anno, cercherà di risolvere i problemi in tempi ragionevoli. La mobilità è figlia del precariato, la vera piaga della scuola italiana, gli spostamenti però sono spesso dettati dalle esigenze personali dei docenti che, magari, vogliono avvicinarsi a casa o puntano a incarichi più prestigiosi. Quest'anno il balletto riguarderà anche alcuni dirigenti. In ottanta istituti della Capitale, come al Giulio Cesare, Righi, Manin ecc) cambierà il preside. Altri dirigenti, un centinaio nella regione, avranno doppi incarichi, dovranno cioè gestire un altro istituto. A farne le spese di tutto questo bailamme sono i nostri ragazzi che assistono passivi (troppo rassegnati?) alla girandola. Comunque non è colpa loro se la scuola assomiglia sempre più a un parcheggio.