Non si risana l'archeologia se non la si rispetta
.Come fosse uno spiazzo di periferia, uno sterrato in mezzo a palazzoni-dormitorio. La festa dello scudetto della Roma ha avuto lo scenario dell'antico agone. Grappoli di tifosi arrampicati ovunque, la voce di Antonello Venditti che apostrofa il giallorosso salito sulle rovine dell'Aventino. «Ehi, tu, scendi giù...». Ogni tanto il Comune pare cedere alla tentazione di rifarci la corsa delle bighe, al Circo Massimo. La scorsa estate sembrava fatta: da Londra l'idea di un kolossal pacchiano, «Ben Hur live», da portare entro il 2010. Non solo bighe, ma quadrighe e galee. A qualcuno l'idea era piaciuta. Non se n'è fatto niente, per fortuna. L'ultima trovata, dieci giorni di «Beach soccer», con una spiaggia creata in quattro e quattr'otto sull'erba di quello che fu il più antico circo romano, voluto dai re Tarquini. Solo tre flash per dire di un pezzo della Roma archeologica che non si rispetta. Ogni tanto, ci spuntano tendoni bianchi, fiere di poco conto, abbuffate di effimero. «La città non è imbalsamata, deve vivere», motivano i «progressisti». Sì, deve vivere. Ma cominciamo a risanare i ruderi, a dotare di didascalie il Foro Romano. Cominciamo a consolidare il Palatino, a rischio crolli. L'idea del museo della città di Andrea Carandini, l'archeologo che più ha scavato nel cuore dell'Urbs, è rimasta lettera morta. Sarebbe dovuto sorgere a un passo dal Circo Massimo, nell'edificio di via dei Cerchi che sarà dismesso come ufficio elettorale. Doveva essere il portale didascalico alla Città Eterna. Niente, non ci sono fondi. Ma dai grandi progetti alla ordinaria manutenzione di un bene archeologico il passo non è breve. Il rispetto di Roma antica dev'essere una priorità. Che porta decoro e turisti. Altro che movida.