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La truffa vizio di famiglia

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Un'auto dei carabinieri

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Truffatrici di famiglia. Nonna, figlia e nipote, di 79, 50 e 24 anni, tutte incensurate (sposate le ultime due), si erano specializzate nei raggiri con la card prepagata delle Poste, la Postepay. Ogni giorno, su una vecchia Y10 di color verde scuro, partivano da Ardea e agivano nella capitale, in zone diverse. In meno di un mese hanno messo a segno ventuno colpi, utilizzando sei carte diverse intestate a una delle tre. L'altro giorno sono state arrestate in via Cavour, intercettate da una pattuglia di carabinieri del Nucleo radiomobile del colonnello Mauro Conte. La tecnica era perfetta. Entravano nei tabaccai che esponevano l'insegna Sisal, chiedevano la ricarica della card - 200-300 euro, per tre volte al giorno - al momento di pagare fingevano di aver dimenticato i soldi in auto, come pegno lasciavano al titolare il portafogli, vuoto o con pochi euro dentro, e non tornavano più indietro. Quindi, caricata la Postepay coi soldi del tabaccaio, le tre andavano a un qualsiasi postamat e prelevano i soldi. Il truffato non poteva niente. Il sistema della Sisal, infatti, non consente di bloccare l'importo accreditato sulla card, funzionando un po' come le schede dei telefonini: chi commette l'errore di ricaricare non il proprio numero ma quello di un altro, non ha modo di riavere indietro i soldi, può solo chiamare chi ha beneficiato della ricarica e chiedergli se accredita la stessa somma sul suo cellulare, dello sbadato. I carabinieri già erano sulle tracce delle truffatrici di famiglia. Qualche giorno prima, proprio i due militari del Radiomobile che hanno messo le manette ai polsi delle tre, erano intervenuti in una tabaccheria di Prati raggirata dal terzetto. Le telecamere interne avevano ripreso parzialmente una di loro e il titolare era riuscito a vedere l'auto - la Y10 vecchio modello di colore verde - sulla quale erano fuggite. L'altro ieri su via Cavour i due carabinieri hanno visto due delle tre truffatrici camminare a passo svelto e non hanno avuto dubbi: avevano colpito ancora. Ora sono in carcere.

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