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Open bus. Spunta il racket del biglietto

I bigliettai alle fermate

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Sono comparsi così, all'improvviso e ancora non ci si fa molto caso. Si mettono vicino alle fermate degli Open bus. Alcuni hanno la pettorina, altri un cappellino o una borsetta a tracolla. Vendono i biglietti di alcune compagnie che offrono tour sugli autobus a due piani. Quasi tutti provenienti dal Bangladesh, la maggior parte durante l'inverno vende chincaglierie nei ristoranti ora chiusi per ferie. Il prezzo del tour è sempre lo stesso. Il business piuttosto (non per i ragazzi extracomunitari) sarebbe quello di acquistare stock di biglietti a prezzo ridotto e rivenderli poi nei pressi delle fermate. Una cosa inutile e, come tale, discutibile. I ticket per un giro sugli autobus a due piani si fanno, infatti, sul mezzo stesso proprio perché non è previsto personale a terra. Ma del resto questo è solo l'ultimo paradosso di una situazione completamente fuori controllo da almeno un decennio. Rosso, arancio, bianco, giallo, azzurro, verde chiaro e verde scuro. Sono i colori degli Open bus che negli ultimi anni hanno praticamente invaso la Capitale. I numeri parlano da soli: 53 autobus per 8 operatori. Una vera e propria giungla: le autorizzazioni risalgono infatti alle vecchie concessioni regionali, finite sotto la competenza del comune nel 1999. Da quel momento, tuttavia, il Campidoglio non solo non ha mai legiferato ma ha preferito spesso chiudere gli occhi anche davanti ad alcune anomalie evidenti: il 110 Open di Trambus, la compagnia navigazione Ponte Sant'Angelo srl abbinata alle gite sui Battelli sul Tevere. Il primo, infatti è un servizio turistico gestito però dall'Atac, società di trasporto pubblico e ha ben 22 macchine che svolgono il servizio turistico; il secondo, invece, è l'unico sotto la competenza dell'assessorato all'Ambiente e non, come normativa vorrebbe, sotto l'assessorato alla Mobilità. E poi c'è Roma Cristiana che continua a inserire bus sotto l'egida dell'Opera romana pellegrinaggi. Anomalie che si legano all'anarchia che regna sugli Open bus. Basta osservare l'invasione senza precedenti di paline su marciapiedi, al posto delle fermate degli autobus di linea. Incuriosisce, dunque, chi ieri al governo della città e oggi all'opposizione grida allo scandalo, come diversi esponenti capitolini del Pd. Dal 1999 infatti poco, o nulla è stato fatto. L'assessore alla Mobilità, Sergio Marchi ha invece più volte annunciato un nuovo regolamento per gli Open bus che dovrebbe arrivare in autunno. E il primo passo, speriamo, sia la «bonifica» delle decine di paline che invadono marciapiedi, fermate, siti archeologici. Alla faccia del decoro urbano.

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