A giudizio per sciopero 470 tassisti
Maxi processo per sciopero selvaggio. La protesta del 28 e 29 novembre 2007 contro l'ex sindaco Walter Veltroni contro la liberalizzazione delle licenze, porterà 470 tassisti davanti al giudice monocratico. La procura di Roma li ha citati in giudizio e la prima udienza è fissata per il prossimo gennaio. L'accusa contestata in concorso ai tassisti è quella di aver interrotto un pubblico servizio, anche per quanto riguarda i mezzi pubblici che rimasero bloccati nel traffico paralizzato nella zona del centro storico. All'identificazione dei tassisti si è giunti grazie all'attività dei carabinieri che dalle targhe delle auto, individuate anche grazie a foto e filmati tivù, andati in onda nei giorni della protesta, sono riusciti a risalire alle licenze di guida dei vari autisti. Per il pm Attilio Pisani i tassisti «incaricati del pubblico servizio di trasporto taxi - si legge nel capo di imputazione - interrompevano il servizio, omettendo di rispondere alle chiamate inoltrate dei centralini e concentrandosi nella zona di piazza Venezia». E, lasciando le auto in sosta sulla strada, di fatto bloccavano la circolazione stradale «interrompendo anche il pubblico servizio Atac». I tassisti punteranno a dimostrare di non essere incaricati di pubblico servizio, in quanto liberi professionisti che non svolgono lavoro da dipendenti. Di più. Per Loreno Bittarelli, presidente nazionale Uritaxi e Radio Taxi 3570 «i tassisti pagano lo scotto dell'accanimento politico e mediatico dell'allora giunta capitanata da Veltroni. E per fortuna oggi c'è un'ottima collaborazione con questa amministrazione - dice Bittarelli - che anche se non ha ancora portato i risultati ci lascia una maggiore speranza per il futuro della categoria». La realtà è un'altra. «Non è stato bloccato nulla - spiega Bittarelli -, ci sono le documentazioni fotografiche che dimostrano che la viabilità era aperta e i vigili impedivano la circolazione a via della Greca come è capitato a me. Ero in motorino e i vigili non mi hanno fatto passare sostenendo che c'era la manifestazione. Per raggiungere i colleghi ho dovuto farmela a piedi fino a piazza dell'Ara Coeli, in quel momento transitava un autobus come riusulta dai filmati. Inoltre - conclude Bittarelli - se siamo rimasti lì era proprio per la collaborazione con l'allora prefetto Mosca che ci aveva accordato il permesso perché avremmo garantito la circolazione stradale. Per rispettare l'accordo mi sono impegnato in prima persona per frenare le teste calde. Diversamente il prefetto avrebbe fatto sgomberare la piazza, cosa che non è avvenuta».