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Due manifestazioni al giorno Nel 2010 record di proteste

Gianni Alemanno

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Roma è la vetrina d'Italia. La piazza più importante. La città-puzzle dei luoghi simbolo di una nazione. Roma è la Capitale. E chiunque ha un problema da far conoscere viene qui. Dal singolo lavoratore che campeggia per giorni davanti a Palazzo Montecitorio con i suoi cartelli urlati scritti a mano su un cartone con un pennarello, ai cortei che attraversano la città bloccando traffico, dipendenti, scolaresche, turisti, pendolari, commercianti. A Roma ci sono due manifestazioni al giorno. Un primato. Solo dall'inizio di questo 2010 i romani hanno visto scorrere 27 cortei e ospitato 540 manifestazioni statiche. Con proteste, urla, striscioni e megofoni. La città ha un problema di eccesso di cortei, è anche il prefetto Giuseppe Pecoraro a confermarlo. I numeri parlano chiaro. Nel 2008, dal 9 marzo al 30 novembre, furono 46 i cortei tra nazionali, regionali e provinciali, 58 i sit-in. Nel 2009, invece, hanno sfilato 37 cortei ai quali si aggiungono 184 sit-in. In pratica, un anno fa sono stati organizzati 221 appuntamenti, mentre nei soli primi sei mesi di quest'anno sono 567. Più del doppio. E i dati non comprendono le manifestazioni non autorizzate che, in ogni caso, scatenano la macchina organizzativa per motivi di sicurezza pubblica. Ma quanto costa al Comune tutto questo protestare? Non poco. Proprio il portafoglio è il motivo che ha spinto il sindaco Alemanno ad avanzare la proposta di un «contributo» al Campidoglio se si vuole scendere in piazza. Per un corteo di diecimila persone Roma paga settemila euro per gli straordinari della polizia municipale, che deve garantire tutti i servizi. Ma in una città come la nostra a volte servono poteri magici, più che amministrativi, per impedire la paralisi del traffico. Poi ci sono cinquemila euro per le pulizie straordinarie dell'Ama, che non sono previste nel contratto base di servizio. Altri cinquemila vengono spesi in servizi sanitari. Mille per transenne e attrezzature. Totale: 18 mila euro. Ma se il corteo è di trentamila persone i costi, è chiaro, aumentano. Quindicimila euro ai vigili urbani, diecimila all'Ama, ottomila per i servizi sanitari, tremila euro per le transenne e si aggiungono cinquemila euro destinati alle operazioni della Protezione civile. Totale: 41 mila euro. Infine, il terzo «preventivo» dà l'idea di quanto gravi su un bilancio comunale una «vera» manifestazione organizzata e autorizzata. Una mobilitazione che conti più di centomila persone costa 215 mila euro al Comune. Quarantamila vanno alla polizia municipale, sessantacinquemila per le pulizie dell'Ama, cinquantamila per i servizi sanitari, altri cinquanta alla Protezione civile e diecimila euro sono spesi per le transenne. A questo conto, va aggiunto il «costo» del disagio che i romani sono costretti a sopportare ogni qual volta si accende un megafono. Roma è una vetrina. Mediatica. È il prezzo da pagare per chi ha l'onore - e l'onere - di vivere nella Capitale.

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