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Storie Nelle botteghe racconti e proposte per esorcizzare l'invasione del «dragone»

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Uncolle «in bilico» quello dell'Esquilino tra un passato prestigioso, un presente difficile e un futuro imprevedibile. La storia del quartiere è un po' la storia di Roma, che cambia forma ma non sostanza. In molti continuano a credere che sia solo la Chinatown de' noantri ma non è proprio così. Lo si capisce parlando con i «sopravvissuti» agli anni Novanta. Con chi, nonostante l'invasione cinese e una crisi del commercio che sembra non avere fine, è ancora lì. Dei veri e propri «highlander». È il caso della coloreria Bordi in via dello Statuto dal 1910. Un centenario che verrà festeggiato a settembre, tra supermercati e insegne che parlano un'altra lingua. «È nata come torrefazione e drogheria del bisnonno Augusto - spiega Claudio Bordi che insieme alla mamma Annamaria e al fratello Marco tengono salda la "bottega" di famiglia - Lui preparava i colori e le essenze coloniali, a quel tempo le licenze prevedevano praticamente tutto. Poi negli anni ci siamo specializzati con la coloreria e, ancora oggi, vengono persino dall'Olanda per acquistare i nostri colori e le nostre tele». Nonostante sia la quarta generazione, i Bordi hanno ancora entusiasmo da spendere, punti di riferimento per gli artisti a tutto tondo, dalla pittura al modellismo. Ma a guardarsi intorno cala un velo di nostalgia. Via Merulana, via dello Statuto, piazza Vittorio «non sono più gli stessi - racconta la signora Annamaria, 77 anni - quando ero piccola ricordo i carretti qui su via Merulana e gli operai che andavano a prendere l'autobus a via Giovanni Lanza, dove c'era lo stazionamento. Ricordo poi i grandi magazzini Castelnuovo, dove c'è Mas. Quando c'era maltempo proteggeva i passanti stendendo un telone con la scritta "oggi sconto pioggia"». Un piccolo mondo antico che non c'è più. Basta voltare l'angolo su via Merulana e al posto della storica torrefazione Trombetta c'è un supermercato. Di fronte un minimarket indiano ha preso il posto, circa otto mesi fa, dell'emporio dei frati trappisti. «Non so cosa ci fosse prima», dice in un italiano imperfetto il responsabile del negozio, dove l'odore di spezie orientali ha preso il posto di cioccolate, torroni, saponi e antichi elisir provenienti da preziose ricette dei frati dei monasteri. Via Merulana, dove il «pasticciaccio» è ormai un bar all'ultima moda ma, al civico 219 (dove Carlo Emilio Gadda immagina nel suo romanzo la scena del delitto), è rimasto un negozio di tessuti. Storia che resta e storia che va. L'antico forno Panella, nato nel 1929 ancora rappresenta una stella polare del quartiere. Maria Grazia, figlia del fondatore Augusto, ha difeso non solo la tradizione paterna ma è andata oltre, "inventando" il primo pane senza glutine trent'anni fa. E mentre intorno le luci degli altri negozi si spegnevano e il degrado avanzava, «Maria Grazia Panella - dice Simone Braghetta, suo stretto collaboratore - promuoveva la festa internazionale del pane e rinnovava per due volte a distanza di dieci anni il locale». Una vera perla nella desolazione di Largo Leopardi dove per decenni l'auditorium di Mecenate è stato abbandonato a se stesso. Riaperto da poco, ha riportato decoro in quella piccola area. Ma non basta. «Di buoni propositi per riqualificare una volta per tutte l'intero quartiere ne sono stati fatti tanti - sostiene Braghetta - ma di concreto ancora non si è visto nulla. Ci sono ancora tanti barboni, manca la sorveglianza e, tra l'altro, il fenomeno cinese ha ripreso a crescere». Il "fenomeno cinese" appunto, indicato per anni come causa di tutti i mali dell'Esquilino. Ma non è così. A trasformare l'antico rione in quartiere multietinico è stato anche altro. A partire dal trasferimento del mercato di piazza Vittorio. (1-continua)

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