Riciclavano milioni di euro all'estero. Denunciati italiani e cinesi
.Ognuno aveva un ruolo ben preciso: da una parte gli italiani gestivano due società che si occupavano del trasferimento di denaro all'estero, dall'altra invece i cinesi spedivano milioni di euro nel loro nel Paese d'origine. Un'attività che è andata avanti per anni, ma che è stata stroncata dai finanzieri del Nucleo speciale della polizia valutaria di Roma, che sono riusciti a denunciare 31 persone e sequestrare milioni di euro, immobili, auto di lusso e denaro contanti. La Finanza, per smascherare gli indagati, ha utilizzato anche le intercettazioni telefoniche, che gli hanno consentito di individuare due società, la Hpd Finanziaria e la Ge.De.Fin., entrambe con sede a Roma, che con la complicità di propri agenti operanti su tutto il territorio nazionale, in pochi mesi, secondo le Fiamme Gialle, hanno trasferito ingenti somme in Cina, utilizzando un ingegnoso sistema di occultamento di denaro sporco. Il sistema di frode, gestito dagli italiani, era basato sull'attribuzione degli invii di denaro a soggetti cinesi inesistenti, cioè del tutto ignari, le cui generalità venivano utilizzate al fine di mascherare la reale titolarità del denaro, frutto delle illecite attività di pochi e facoltosi imprenditori cinesi, che agivano soprattutto nella Capitale, e con numerosi precedenti penali per contrabbando e contraffazione. Le indagini hanno permesso di verificare il riciclaggio di circa nove milioni di euro, di sequestrare numerose società, immobili di pregio e auto sportive di lusso, tra le quali una Ferrari California appena immatricolata. Le indagini dell'operazione «Money», coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia «costituisce un significativo giro di vite alla lotta alla criminalità organizzata», ha detto Giorgio Ciardi, delegato del sindaco per le politiche della Sicurezza urbana. «Un blitz all'insegna della tutela del made in Italy e della sicurezza che meriterebbe un encomio solenne ai finanzieri che hanno scoperto il riciclaggio di denaro sporco», ha invece dichiarato Luigi Camilloni, presidente dell'Osservatorio Sociale. E ancora: «Ora vanno assicurati alla giustizia gli importatori di prodotti contraffatti, stroncare l'arrivo dalla Cina dei clandestini che vengono impiegati nelle "case chiuse" camuffate da centri estetici e massaggi orientali o in laboratori dove lavorano in nero cinesi in condizioni disumane».