Mai più in aula con i bermuda
Galeotti i bermuda di Rossin. L'abbigliamento, un po' troppo «beach» del capogruppo de La Destra in Campidoglio ha scatenato una vera bagarre, tanto da interrompere l'accorato dibattito sul nuovo assetto della Società Servizi Azionista Roma srl, stretegica per la costituzione della «super holding» che dovrà monitorare e vigilare le aziende capitoline. Ma la «ciavatta» attira più di conti e tecnicismi tanto che, a un certo punto il consigliere del Pd, Athos De Luca, microfono alla mano attacca senza freni: «Siamo ormai al governo balneare, tanto che il capogruppo de La Destra Rossin ha pensato bene di presentarsi in aula in calzoncini senza alcun rispetto per il decoro dell'aula. E se domani mi presentassi in mutande?». Bermuda «lunghe», precisa Rossin, di color beige e polo color salmone. Mocassino tod's e abbronzatura doc del capogruppo Rossin che, ad onor del vero, si è sempre presentato in aula in giacca e gemelli. Una defaiance che manda in tilt il Consiglio. Il presidente Pomarici, consultati gli uffici, si rende conto che non esiste un regolamento sull'abbigliamento da tenere in aula, ignaro forse di quanto hanno penato, invano, i suoi predecessori. Presi forse dal caldo e da un pizzico d'invidia, i consiglieri iniziano a rimpallare giudizi sul modo di vestire di uno e dell'altro. Verrà probabilmente esposta insieme alle bandiere nell'omonima sala del Campidoglio l'ormai mitica giacca del capogruppo della Lista Civica Rutelli, Gianluca Quadrana, indossata la settimana scorsa ma non ancora dimenticata: bianca con rifiniture nere in perfetto stile Toni Manero. E, pensando forse al capogruppo di Action, Andrea Alzetta, il consigliere Smedile si confonde parlando della camicia hawaiana di Rossin che, invece, indossava una polo monocolore. Un dibattito già visto anni fa, quando l'infradito in plastica nera, dell'allora consigliere di Action, Nunzio D'Erme occupò il dibattito politico per diversi giorni. Ma a quel tempo tutto finì nella bolla estiva. Adesso, invece, Pomarici, sempre rigorosamente in giacca e cravatta ha messo il punto e annunciato che alla prossima capigruppo inserirà il regolamento per l'abbigliamento. Un atto dovuto, si direbbe. E non tanto perché il numero delle cravatte in Consiglio si conta sulle dita di una mano, quanto piuttosto perché proprio questi stessi consiglieri hanno votato, un mese fa, il divieto per i tassisti di indossare pantaloncini corti perché come sempre è «l'abito che fa il monaco». E questo vale anche per gli eletti capitolini.