Caccia alla donna che tradì la Orlandi

Tradita da un'amica. È l'ultima «verità» sul caso Orlandi svelata dall'ex giudice Ferdinando Imposimato, attualmente legale della famiglia della giovane scomparsa nel nulla ventisette anni fa. A renderlo noto è il settimanale «Oggi». Una ragazza di piccola statura, una compagna di scuola, avrebbe consegnato Emanuela ai suoi rapitori quel 22 giugno 1983, giorno in cui la ragazza sparì dalla circolazione senza lasciare traccia. Imposimato, alle spalle una carriera da giudice istruttore che si è interessato dei più importanti casi di terrorismo spiega che «era una ragazza di 17 anni, un anno e mezzo in più di Emanuela, e abitava a Ciampino. Oggi ha superato i quarant'anni e non so dove sia finita, ma per conto della famiglia Orlandi chiederò che venga rintracciata e interrogata. La sera in cui Emanuela - aggiunge Imposimato - aveva appuntamento con un uomo che l'aveva fermata qualche giorno prima per proporle di vendere prodotti cosmetici della Avon. Prima di quell'appuntamento fu vista da due amiche dirigersi verso piazza Navona con una ragazza piccola di statura, capelli neri e ricci». Sempre in base alla ricostruzione di Imposimato, «la ragazzina avrebbe fatto da esca, per conto di due ragazzi biondi, due agenti italiani al servizio dei bulgari».   Sul perchè del rapimento l'ex magistrato ha le idee chiare: «Col rapimento doveva scattare un ricatto al Papa». L'ultimo ad aver visto la figlia del commesso della Prefettura della Casa Pontificia fu un vigile urbano in servizio davanti al Senato (al quale lei chiese dove si trovava la Sala Borromini). Il vigile riferì che la ragazza era in compagnia di un uomo sui 35 anni, snello, con il viso lungo, stempiato, con una valigetta e una Bmw scura metallizzata. Altri testimoni la videro salire sull'auto. Dall'identikit, un carabiniere del Nucleo Operativo di via In Selci notò la somiglianza con Enrico De Pedis, membro della Banda della Magliana. Nel 2006 Sabrina Minardi, ex-moglie del calciatore della Lazio Bruno Giordano, che tra la primavera del 1982 e il novembre del 1984 ebbe una relazione con Enrico De Pedis, sostenne che il rapimento di Emanuela sarebbe stato effettuato materialmente da De Pedis su ordine del monsignor Paul Marcinkus «come se avessero voluto dare un messaggio a qualcuno sopra di loro». Una versione respinta con indignazione dal Vaticano.