Bloccata la Centrale del Latte Parmalat riapre la trattativa
Otto ore di blocco totale dei cancelli, dalle 3 di notte alle 11 di ieri mattina. Poi, dopo l'intervento della Regione che ha riaperto le trattative con Parmalat, fissando un incontro per martedì prossimo, gli allevatori della Coldiretti hanno sciolto il sit-in davanti alla Centrale del Latte di Roma che ha impedito l'entrata e l'uscita di ben 75 camion. Una presa di posizione dura per chiedere un ritocco in alto del prezzo di acquisto del prodotto «alla stalla» e che scrive un altro capitolo della tormentata storia dell'azienda che da decenni rappresenta il marchio di latte più conosciuto che arriva sulla tavola dei romani. Ma quello che oggi si beve nella Capitale non è più solo prodotto nelle campagne laziali: sui nove milioni e mezzo di litri lavorati nella regione, quasi la metà arriva dall'estero, principalmente Germania e Belgio. Latte che ha costi inferiori perché inserito in produzioni industriali più ampie ma che mette in ginocchio gli allevatori locali. Nelle settimane scorse Parmalat – che detiene il 77 per cento delle azioni della Centrale del Latte, mentre il resto è sparpagliato tra la società Finlatte, il Comune di Roma, la Regione e la Provincia – ha rotto bruscamente le trattative per il ritocco del prezzo di acquisto ai produttori. Oggi nel Lazio la società emiliana lo paga 35,40 centesimi al litro, ma gli allevatori sono in affanno perché a loro produrlo di centesimi ne costa 42. E per andare avanti stanno «bruciando» gli utili degli anni passati. Così hanno chiesto un ritocco a 39,90. Da parte sua Parmalat non è voluta andare oltre i 37,40 centesimi, rifiutando anche una mediazione della Regione a 38 e ha interrotto la trattativa. «Una presa di posizione arrogante, che non tiene in alcun conto le esigenze dei produttori locali» spiega Aldo Mattia, direttore del Lazio della Coldiretti. È vero però che il latte prodotto nel Lazio ha il prezzo più alto tra tutte le Regione italiane, complice il fatto che gli allevamenti non possono competere per estensione e produttività con quelli della pianura padana. «Certo – ammette Massimo Gargano, presidente della Coldiretti Lazio che ieri ha guidato tutto il sit-in – ma ha un valore aggiunto che è la freschezza. Il latte della Germania impiega quattro giorni per arrivare alla Centrale, i nostri produttori lo consegnano in dodici, tredici ore. E questa è una garanzia per il consumatore». Una mano alle stalle laziali l'ha promessa anche la Regione, annunciando l'erogazione di un fondo di 10 milioni di euro per migliorare la qualità e favorire il consumo a chilometro zero, cioè l'acquisto del prodotto locale. «Ma a Parmalat non è bastato – accusa ancora Massimo Gargano – perché vuole comunque guadagnare di più sulle spalle degli allevatori. La prova è che nell'ultima settimana l'azienda emiliana ha aumentato il prezzo di vendita al litro di 10 centesimi. Ma a noi non vuole dare nulla. Centrale del latte è il soggetto che da questa città drena tutto, ma poi a Roma non restituisce nulla. È un atteggiamento non più tollerabile, qui è in gioco la sopravvivenza di 2200 allevatori per una presa di posizione ingiustificata». Una situazione tesissima che ieri si è sbloccata solo dopo l'intervento della Regione che è riuscita a far accettare a Parmalat di riaprire la trattativa. «Abbiamo evitato che ci fosse uno sgombero forzato – ha spiegato il Governatore del Lazio Renata Polverini – abbiamo riaperto il tavolo, siamo riusciti a farli rientrare e loro hanno tolto il blocco. La Regione si è posta come agente mediatore, come accade nelle vertenze c'è stato un momento di incomprensione ma alla fine abbiamo recuperato».