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Salta l'intesa, imprese nel caos

Andrea Mondello, presidente della Camera di Commercio di Roma

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È il primo giorno della Camera di Commercio di Roma senza presidente e già scoppia il caos. Tanto che l'ex numero uno, Andrea Mondello, evoca il polpo Paul, quello che ha azzeccato i pronostici delle partite dei campionati mondiali, per sapere come andrà a finire. Ieri si è riunito il Consiglio generale di Via de Burro' per eleggere il nuovo presidente ma non c'è stato niente da fare. I 31 presenti (mancava solo il direttore generale della Federlazio Quintieri) hanno disertato l'assemblea. Si sapeva. Massimo Tabacchiera, l'unico senza cravatta, con polo e jeans, l'aveva previsto appena sceso dall'auto: «Mi sono vestito così, tanto che dobbiamo fare?». Ma non era l'unico ad aspettarsi la fumata nera. Anzi peggio, l'insediamento e l'abbandono del Consiglio dopo la conquista, ovviamente, del gettone di presenza (manovra di Tremonti permettendo). Il presidente dell'Unione degli industriali di Roma, Aurelio Regina, l'aveva prefigurato due giorni fa: «Probabilmente sarebbe meglio rinviare l'elezione del presidente», aveva detto. Fatto sta che nell'aula del Consiglio camerale sono rimasti seduti in 16 (con Mondello, fuori dalla sala per rinunciare al gettone, sarebbero stati 17, cioè una maggioranza vicina, almeno sulla carta, al vicepresidente Lorenzo Tagliavanti). Valter Giammaria, per l'Alleanza delle Imprese per l'Italia che sostiene Tagliavanti alla presidenza, aveva annunciato l'astensione. Ma niente. Con le uscite degli altri è saltato il numero legale. Il secondo scrutinio è stato fissato il 21 agosto (sabato). Non ci sarà nessuno anche quel giorno. Se ne riparlerà il 6 settembre. Si vedrà se in poco più di un mese sarà raggiunto un accordo, magari intorno alla candidatura del presidente della Confcommercio laziale Cesare Pambianchi o a quella del leader di Acea Giancarlo Cremonesi.   L'amarezza dell'ex presidente Mondello è palpabile: «Ero consapevole del fatto che non c'era un'intesa e ho ritenuto improprio partecipare a un'assemblea a cui sapevo si sarebbe messo in atto un metodo che non condividevo. Non mi piace prendere il gettone di presenza se so di non poter fare il mio lavoro». Insomma, gli imprenditori romani si affidano alla «tattica» (come, o forse peggio dei politici). E la quadra è ancora lontana. Pambianchi minimizza: «Da parte delle associazioni rimane intatta la volontà di continuare a confrontarsi serenamente, come è avvenuto fino ad ora, per giungere ad un'intesa largamente condivisa». A settembre, forse.  

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