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Il bene della Città spacca il partito

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All'indomanii primi attacchi a Francesco Smedile, presidente della commissione Riforme istituzionali e artefice della sintesi tecnica e politica che ha portato come primo risultato, il diritto dei consiglieri ad esprimere un parere sul futuro loro e della loro città. Il Pd, però non ci sta. E così dalla Provincia, il consigliere Bianchini parla di «soccorso al centrodestra», e da altri ambienti, anche sindacali, si spara a zero sul testo che prevede il mantenimento di 60 consiglieri (e non 48 come vuole il governo) e 15 assessori, oltre al diritto di decidere «in casa propria», cioè nell'assemblea capitolina, numero e confine dei Municipi. Una riforma che segna una svolta svolta politica ed amminsitrativa, elaborata proprio da una parte del Pd con responsabilità istituzionale assai rara. Il problema dunque è un altro. L'area di riferimento a Nicola Zingaretti, presidente della Provincia e promotore della riforma per l'area metropolitana (indicato come candidato a sindaco di Roma in pectore) non ha forse ben gradito un consenso così ampio a una riforma attesa da mezzo secolo dai cittadini, voluta e portata avanti dal centrodestra. Sus. Nov.

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