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Costretti a riconoscere i figli dei nomadi

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Iclan Hrustic e Goman, nomadi e criminali di Bosnia, adottavano anche questi sistemi per muoversi con meno sospetti alle calcagne. Il primo gruppo, con radici ad Anzio, è esperto nel traffico di droga, e il secondo, insediato ad Aprilia, in furti e rapine in tutta Italia. Ieri mattina i carabinieri della Compagnia Eur, diretta dal maggiore Rino Coppola, ha messo fine al primo round dell'inchiesta avviata nel 2009 dal Nucleo operativo del capitano Dario Conte. Bilancio: 26 arresti per droga, falso, riciclaggio di auto di lusso e truffa ai danni dello Stato. Gli Hrustic trattavano droga da Olanda e Spagna su auto con doppifondi dove piazzare 1-2 chili a trasporto: una volta sono state contate sette macchine. Mentre i Goman agivano in tutta la Penisola: furti di auto di grossa cilindrata, in appartamento e in villa. E poi riciclavano. Tutte e due le famiglie hanno adottato il sistema dei falsi riconoscimenti di prole. Nel clan Hrustic, Marco Bernacchio, fratello di un corriere della droga, ha dovuto riconoscere il figlio di circa un anno di età di una coppia della banda. A casa Goman, Sebastiano Brischetto ha dovuto far passare per suo figlio il maschio già cresciuto (quasi trent'anni) di un anziano del clan. Non solo. Entrambe le organizzazioni per muoversi in Europa senza problemi usavano due sistemi. Gli Hrustic creavano società (edilizia, vigilanza e trattamento del ferro) esistenti solo sulla carta, dichiarando però i gregari del clan come addetti assunti per ottenere il permesso di soggiorno. I Goman, invece, giravano proprio con passaporti falsi, con numeri e nomi inventati, da Comuni come Varese, Aprilia e Roma, ottenevano carte di identità. Le indagini proseguono per verificare se ci sono stati omessi controlli. Fab. Dic.

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