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Sequestrato dagli usurai alla fermata dell'autobus

Polizia

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Un sequestro di persona in strada, a Prati, e poi via di corsa con due auto. Se alcuni testimoni non avessero telefonato al 113 è avvisato che vicino alla fermata del bus in via Nicotera l'imprenditore era stato picchiato e messo in macchina a forza dagli usurai, questa storia non sarebbe mai venuta fuori. Invece le cose sono andate diversamente. Fino ad arrivare all'arresto dei cinque balordi da parte del Commissariato Prati diretto da Bruno Failla, e della sezione Criminalità organizzata di Luca Armeni, della Squadra mobile. La vittima è il titolare di una ditta di servizi. Ha 40 anni, vive a Prati con moglie e due figli. Un tempo aveva decine e decine di addetti, che via via sono diminuiti coi colpi della crisi. Circa due anni fa ha bisogno di soldi: 5-10 mila euro. Ne parla con alcuni colleghi i quali lo indirizzano agli usurai. Sono cinque ceffi: Luigi Zannini, detto "il picchiatore", 45 anni, di Torre Annunziata, nel Napoletano, compaesano di Michele Dalfino, "lo zio", 70 anni. Assieme a loro tre romani: Alessandro Bellicampi, 34 anni, Leonardo Sepielli, di 56, e Amedeo Taddei, "il vecchio", di 63. Tutti con precedenti. Il denaro lo prestano a un tasso da capogiro: in due anni, 50 mila euro prestati e circa 200 mila restituiti. Quando non poteva pagare, l'imprenditore richiedeva altri soldi, e così la voragine economica è diventata abisso. Il 14 luglio gli usurai incontrano la vittima in via Nicotera. Sono le 14. Deve pagare una rata ma non ha i soldi. In tre lo picchiano, lo caricano su un suv della Porsche seguito da una Lancia Delta. Tutto davanti agli occhi di chi aspetta l'autobus alla fermata. Scatta la chiamata al 113. Nel frattempo gli usurai raggiungono il covo, sulla Cassia. L'imprenditore chiede pietà, loro minacciano di fare del male ai suoi familiari. Viene picchiato di nuovo subendo la frattura del naso. Poco dopo riesce a liberarsi, ma arriva sino all'androne del palazzo poi gli usurai lo riprendono. La seconda volta la fuga riesce. Gli investigatori si presentano a casa sua. Gli dicono che è meglio rivolgersi alla giustizia che ai cravattari. E lui dice tutto. I poliziotti organizzano la trappola: deve dire ai balordi che il giorno dopo (venerdì 16 luglio) li vedrà a piazza Mazzini alle 15,30 per versare 5 mila euro. Alla consegna sono presenti i poliziotti: ne arrestano tre. Il sabato il blitz nelle abitazioni degli altri due. Ma le indagini proseguono. Gli usurai potrebbero far parte di una organizzazione più vasta con altri debitori in agenda.

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