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Alla ricerca del dito che non c'è

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Sabato notte. Piazza Navona. Tutti a cercare il dito perduto nella Fontana dei Quattro Fiumi. Proprio così: la statua del gigante che impersonifica il Danubio ha perso una falange. Un vandalo deve averla staccata! E allora ecco arrivare a sirene spiegate due camion dei vigili del fuoco. Decine di curiosi assistono alle operazioni di salvataggio.   I pompieri scandagliano il fondale della fontana del Bernini. Niente, del dito non c'è traccia. Allora due vigili montano su una scala mobile e setacciano ogni centimetro della maestosa opera del genio barocco. Ancora niente. Poi sorge il dubbio: quel dito, forse, non c'è mai stato. Tutto inizia a mezzanotte, con un normale sopralluogo di un gruppo di accertatori Ama. Il loro compito è multare chi sporca la città. Gli incivili sono sempre dietro l'angolo. Ed ecco che un'accertatrice si accorge del fattaccio: «Ragazzi, hanno staccato un dito a una statua della fontana!». Qualche collega è perplesso: «Sei proprio sicura?». «Certo - risponde scandalizzata - non c'è dubbio, l'altro giorno il dito era al suo posto». Bisogna agire. Subito. Scatta la chiamata ai vigili del fuoco. In un lampo arrivano due squadre dei pompieri, una decina di uomini. Intanto si forma la calca. Tutti vogliono immortalare con un flash il ritrovamento del dito perduto. In effetti la falange dell'indice della mano sinistra pare proprio mozzata. I vigili del fuoco sono rassegnati: «Non lo troviamo». Ma ecco che spunta un ragazzo che si fa largo tra la folla: «Scusate, io vi posso dare una mano. Mia madre fa parte dell'equipe che di recente ha restaurato la fontana. Lei vi può dire se quel dito c'era o no». Parte la chiamata. La risposta è uno shock: «Sì, alla statua del Danubio manca una falange». I pompieri danno un'occhiata torva agli accertatori Ama. Il comandante, spazientito, impartisce l'ordine: «Smontante tutto, il dito non c'è mai stato». Certo sarebbe bastato dare uno sguardo a una qualsiasi guida turistica della città per rendersene conto. Gli accertatori Ama però non si rassegnano: «Lunedì faremo verbale». Forse qualcuno dovrebbe spiegare loro che per trovare il colpevole molto probabilmente bisogna tornare indietro negli anni. Al 1944. Quando i liberatori americani decisero di staccare qualche pezzo di travertino come souvenir. Lo sa bene il Soprintendente ai Beni culturali di Roma, Umberto Broccoli: «È vero. Accadeva in quegli anni e purtroppo capita ancora oggi. Ma bisogna anche sapere che le dita delle statue nelle fontane sono le prime a cadere. Vuoi per l'incuria, vuoi per il semplice passare del tempo». Ma è lo stesso Broccoli a cogliere il lato positivo della vicenda: «Dobbiamo comunque ringraziare l'Ama e i vigili del fuoco. Hanno dimostrato grande attenzione. Meglio un falso allarme che un allarme vero».  

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