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Ad agosto l'acqua diventa frizzantina

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RobertaMaresci Altro che «vedovelle» intente a piangere lacrime d'amore, o «draghi verdi» dispensare acqua da rubinetti a tre bocchette d'ottone a forma di testa di serpente. Le fontanelle a Roma si chiamano «nasoni» dal 1874. Per via di quel broncio che assumono con la cannella ricurva e bucata, sul corpo che, a dispetto del materiale (100 chili di ghisa), mantiene intatta la propria linea, incurante della moda e dell'età. Sembrano colonne ma gli mancano i capitelli e le basi. Sono l'orgoglio del cinema neorealista e chi s'è preso la briga di contarne, è arrivato a censirne 276 entro le Mura di Roma contro i 2.224 al di fuori. «L'assessore Rinazzi ne fece istallare una ventina nei Rioni quando la Capitale era stata divisa come una torta in undici fette e l'Isola Tiberina faceva storia a sé», racconta Fabrizio Di Mauro autore dell'unica guida dedicata a «I nasoni di Roma» (Editrice Innocenti). Nella mappa degli zampilli urbani, i più antichi sono quelli di via in Piscinula, piazza Romana, piazza Sant'Apollonia, piazza San Giovanni della Malva, piazza dei Mercanti, via della Scala, via di Santa Bonosa, via delle Mantellate, via San Francesco a Ripa, piazza Scossacavalli, vicolo d'Orfeo, via del Mascherino, via Transportina, via dei Ciancaleoni, via San Paolino alla Regola, piazza Branca, vicolo Sforza Cesarini, piazza della Consolazione, piazza Ricci, Circo Agonale e via della Posta Vecchia: servivano i mercati di strada, come accade ancora alle due fontanelle del mercato di Campo de' Fiori. Fatto sta che n'è passata d'acqua in questi reperti, capaci di far breccia nel cuore di Mario Monicelli, dissetando Alberto Sordi e Carlo Verdone a pochi passi dal Tevere di Ponte Sisto e via delle Zoccolette. Chissà quante volte li avete usati anche voi per dissetarvi gratutitamente. Motivo per cui alcuni ecologisti li ritengono uno «spreco d'acqua». Non ci resta allora che interrogarci sul perché sono stati istallati. Tre i motivi: primo, per ragione idraulica, visto che le strutture idriche nei sotterranei capitolini necessitano di valvole di sfogo, che sono appunto i nasoni; secondo, per ragione sanitaria, considerato che il continuo sgorgare dell'acqua evita la stagnazione, principale causa della proliferazione di batteri; terzo, a Roma l'acqua potabile è accessibile a costo zero a bambini, a chi ha difficoltà a usare le mani e agli animali. Gira che ti rigira, il modello è sempre lo stesso, caratterizzato dal tipico foro superiore per bere: giusto quelli installati nel periodo fascista, riportano frontalmente il fascio littorio con l'anno in numeri romani, a partire dalla marcia su Roma (1922). Da non confondere con le fontane rionali che Pietro Lombardi progettò nel 1926, usando il marmo travertino, coniugando il gusto artistico futurista con la tradizione barocca romana. Ma anche tra i nasoni ci sono delle eccezioni. Per esempio, quello su via Torino è l'unico che sgorga acqua affacciandosi alla strada, invece d'essere perpendicolare alla via. Che dire dell'altro in piazza Madonna dei Monti? Ha due buchi sul becco: bere diventa un'impresa (im)possibile solo conoscendone l'unicità. Chi cerca quelli con la cannella originale, fatta con grifoni, vada a piazza del Pantheon, in via delle Tre Cannelle e in via San Teodoro: unici modelli con tre «nasi». Ma diverso dagli altri è anche quello in vicolo delle Scuderie (dietro al Quirinale), inglobato all'interno delle nicchie, un tempo aperte per farvi entrare i cavalli. Tutti funzionanti, se ne contano di più nella zona di Termini al contrario dei dintorni di piazza di Spagna, dove scarseggiano. «Comunque nel giro di 400 metri c'è sempre una fontanella», assicura Fabrizio Di Mauro, da anni impegnato a capitanare l'Associazione Roma Capitale Mondiale per l'Acqua, che consiglia di bere l'acqua che sgorga dal nasone del Campidoglio in agosto, quando diventa frizzantina. Ogni giorno la Capitale dispensa 1,5 milioni di metri cubi d'acqua potabile, su cui vengono fatti 250mila controlli ogni 12 mesi.

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