Coca rent, un secolo di carcere

Oltre un secolo di carcere e 550 mila euro di multa. Si chiude così il processo col rito del giudizio abbreviato (con lo sconto di un terzo delle pena), davanti al gip Massimo Di Lauro, a 19 dei 21 imputati del caso «Coca rent». Una megaindagine sul traffico e lo spaccio di droga, dalla Spagna a Roma, messo in piedi da un personaggio della mala di Casalotti, Walter Domizi, arruolando corrieri (pagati 3 mila euro a viaggio, a parte le spese), spacciatori, dipendenti del Pra e carrozzieri. Sia nella capitale che a Castelnuovo di Porto. I numeri: quasi cento chili di droga sequestrati per un giro d'affari di 8 milioni di euro l'anno. L'inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Ostia diretto dal colonnello Giuseppe Canio La Gala, sono partite nel 2007 e terminate con il blitz del marzo 2009 (altri affiliati sono stati arrestati fino al gennaio di quest'anno), coordinata dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Roma, Roberto Staffa e Giuseppe De Falco, in collaborazione con l'Equipo Delinquencia Antidroga y Organizada della Guardia Civil di Barcellona. Su auto rubate, "ripulite" e modificate da carrozzieri compiacenti, con la complicità di un addetto del Pra, i corrieri arrivavano a Barcellona. Qui la vettura veniva imbottita di droga e poi ripartiva per Roma, su strada o via nave, sbarcando a Civitavecchia e a Genova (dove nel 2007 è stata fermata la prima auto carica di cocaina). Le pene maggiori sono state inflitte a Walter Domizi (18 anni di reclusione e 100.000 euro di multa) e ai suoi collaboratori: il colombiano Carlos Andres Toro Goemz (14 anni) e ai nipoti Enrico e Gialuca Bennato (rispettivamente 14 e 10 anni).