La Martora, nomadi in rivolta
.Dopo che l'amministrazione capitolina ha annunciato la chiusura dell'insediamento e il trasferimento dei rom a Castel Romano, Rives e via Salone, tra le baracche si è scatenato il putiferio. Tanto che, tre giorni fa, i rappresentanti della Martora si sono presentati a viale Manzoni (dove ha sede l'assessorato alle Politiche sociali del Campidoglio) negli uffici di Angelo Scozzafava, il soggetto attuatore del Piano Nomadi, «sbattendo» sul tavolo i giornali che titolavano sul traferimento. I nomadi si sono scagliati contro l'assessore Sveva Belviso e le sue dichiarazioni che annunciavano lo smistamento in tre campi diversi: «Noi non possiamo essere divisi tra più campi - avrebbero detto i portavoce dei nomadi ricevuti anche da Scozzafava - Gli accordi erano di essere trasferiti tutti insieme non divisi. L'assessore non è stato corretto. A queste condizioni non ce ne andiamo». Dragan, uno dei rappresentanti dei nomadi a La Martora, è infuriato. «Adesso facciamo un casino - dice - aspettiamo da anni una sistemazione unica per la nostra gente e quando sembra che siamo pronti, succede quello che succede. Adesso chiamiamo Amnesty e tutte le associazioni umanitarie così protestiamo». Il portavoce nomade parla chiaro: «Noi a Castel Romano non ci vogliamo andare. Mandateci dove volete ma non a Castel Romano se no succede un casino». Dragan non lo dice, ma il motivo per cui si oppone all'insediamento sulla Pontina è che lì ci sono già gruppi di nomadi e potrebbe nascerne uno scontro etnico. Un problema da non sottovalutare, visti anche gli ultimi fatti di cronaca. E già si inizia a pensare quale campo prendere in considerazione al posto di Castel Romano. La Barbuta, nel Municipio X, è tra i papabili. Lì è già previsto di 200 nomadi.