Corteo impazzito. Città in tilt
Arrivano gli aquilani, Roma si blocca. Anzi, si paralizza. Centro storico off limits. Tutti fermi: da piazza Venezia a Corso Vittorio, da piazza della Repubblica a piazza San Silvestro. Gli autobus non passano. Le macchine attendono a ritmo di clacson. Neppure l'aria condizionata dà sollievo. I motorini tentano acrobazie cittadine, tra marciapiedi e aree pedonali pur di dribblare l'incubo. E in strada la gente protesta. Non per la gestione post-terremoto. Per il blocco totale di una città. Eppure, qualcosa non è andato secondo i piani. Gli organizzatori avevano avvisato la questura: arriviamo e facciamo un presidio fisso a piazza Santi Apostoli. Da lì una delegazione sarebbe dovuta andare a Montecitorio per protestare sotto al Parlamento. Poi, nel pomeriggio, gli aquilani si sarebbero spostati a piccoli gruppi, diretti a piazza Novana. Qualche altra ora di protesta, fino al rompete le righe. E invece non è andata così. Sono quasi le undici. La manifestazione degenera prima di partire. E si trasforma in un corteo impazzito. In realtà piazza Santi Apostoli, i cinquemila di «S.o.S. L'Aquila», la sfiorano appena. L'invasione inizia a piazza Venezia e a via dei Fori Imperiali. Il blocco della polizia viene forzato. Subito. È in quel momento che parte l'incubo traffico. La massa abruzzese si dirige verso il Corso. I vigili cercano di smistare le auto. Ma non c'è nulla da fare. Chi arriva da Lungotevere, Termini, piazzale Flaminio o Colosseo non passa. Chi è già in pieno centro ha un unica speranza: «fuggire» a piedi. Quaranta linee di autobus vengono deviate senza preavviso. Per chi viaggia con i mezzi pubblici è il caos. Alcuni provano a fermare un taxi. Fanno dieci metri e rinunciano. Tra le 11.15 e le 11.40 i bus di piazza Venezia sono un ricordo. Gli aquilani, intanto, urlano sotto Palazzo Chigi e il Parlamento. Poi la protesta si sparpaglia. Diventa un corteo a «zig-zag». A gruppi di mille si spostano da una parte all'altra del centro. Unico punto di ritrovo via del Plebiscito, dove la polizia deve rinforzare il blocco. Alle 14 riprendono a circolare i mezzi pubblici. Ma i ritardi sono infiniti. I romani, infuriati. E gli abruzzesi si muovono ancora. Invadono via delle Botteghe Oscure e Corso Vittorio Emanuele. Arrivano a Palazzo Madama. La zona viene è isolata. Si protesta sotto il Senato. Poi, la manifestazione si scioglie. Ma non è finita. Molti si siedono lungo le strade. Prati è in tilt. Ora si muovono a gruppi ancora più piccoli, di duecento persone. Alcuni vanno a via Ulpiano, sede della Protezione Civile. Il caos regna fino a tardo pomeriggio. Quando l'incubo finisce la giornata è finita.