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«Sono almeno 20 i malati di Parkinson in lista d'attesa» al Cto di Roma per sottoporsi a un intervento molto delicato: farsi inserire nel cervello uno speciale pacemaker contro la patologia neurologica.

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Aspiegarlo è Paolo Mazzone, titolare dell'unità di Neurochirurgia funzionale, che è riuscito a creare un reparto virtuale e d'eccellenza nell'ospedale della Garbatella. Dal 1996 ha operato 190 pazienti. Peccato, però, che non ci sono più fondi e lo specialista si è trovato costretto a fermarsi. Il Parkinson è una malattia neurologica degenerativa, il tremore è solo un sintomo più evidente. La muscolatura si irrigidisce progressivamente e si bloccano il cammino, la deglutizione, la respirazione; questo intervento è un'alternativa alla terapia con i farmaci, come la Levodopa, che hanno effetti collaterali pesanti. «C'è un paziente - racconta Mazzone - che mi telefona tutti i giorni e a cui io non so più che cosa dire. Rispondo che, se dipendesse da me, farei di tutto». «La mia amministrazione - prosegue - mi ha dato una giornata operatoria fissa a settimana e 2 posti letto, ma in day surgery, dunque inutili per eseguire interventi così delicati che durano molte ore. Inoltre, senza il materiale impiantabile tutto questo non serve a niente», spiega affranto. «Ho chiesto a novembre di avere il materiale, non è ancora arrivato. Alcune terapie mediche hanno un costo per anno enormemente superiore a quello del sistema di impianto; mi chiedo, dunque, come mai i soldi per queste terapie ci sono e invece l'impianto del pacemaker anti-Parkinson diventa un problema?».

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