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Il muro resta dov'è Vincono gli abusivi

Il muro abusivo di via Fibonacci

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Demolire un muro abusivo che blocca una strada a Roma non si può. Ci hanno riprovato ieri le ruspe a buttar giù la barriera che divide via Leonardo Fibonacci e spacca in due la borgata Massimina. Ma si sono dovute fermare di fronte alla mancanza di poliziotti, carabinieri e vigili urbani per «controllare» l'ordine pubblico. Venti agenti non sono bastati a controllare una decina di residenti contraria all'abbattimento della barriera in cemento. In piazza anche una settantina di abitanti di quella stessa borgata che, invece, avrebbero voluto tanto veder demolito il muro della vergogna. Alle sette e mezzo del mattino gli attori della tragicommedia che si sta consumando dal 12 giugno a Massimina sono tutti lì. Davanti al muro. «Come israeliani e palestinesi a Gaza», scherza Alberto Bottachiari, portavoce degli Arrabbiati e protagonista della pièce. C'è Ezio, l'antagonista che minaccia di darsi fuoco se il muro verrà demolito. Per poi tornare subito alla ragione quando qualcuno gli chiede la partenità del manufatto. «Chi l'ha fatto? E chenne so' io!» Ci sono i coprotagonisti, Amore e Stefano (Cirulli per l'anagrafe). Il primo fervente attivista antimuro perchè l'altro, il fratello, è disabile. «In caso d'emergenza l'ambulanza non può passare». «La cortina impedisce i collegamenti diretti tra il quartiere e il Raccordo anulare». A sudare sotto la canicola non manca il coro che, come in ogni tragedia che si rispetti, fa da narratore. Qui è rappresentato dagli inquilini delle villette di via Fibonacci: «I residenti dell'ultimo tratto di strada, stufi del traffico che gli passava sotto le finestre, hanno tirato su la barriera e ci hanno imprigionato». Ovviamente gli accusati negano. Poi, però, come in ogni thriller che si rispetti, sono pronti ad insinuare sospetti che quel muro non sia «del tutto abusivo». «La strada è privata», sostengono. «Privata sì ma aperta al pubblico transito, mica si può bloccare il traffico», ribattono gli agenti della Municipale che mostrano l'ordinanza di demolizione. La tragedia diventa commedia quando arriva il deus ex machina che risolve l'impasse nelle spoglie del dirigente del commissariato Monteverde Giuseppe Zingaro, che sentenzia: «Non ci sono agenti sufficienti a far fronte ai problemi di ordine pubblico, la demolizione è rinviata, mettetevi d'accordo tra voi». Morale della favola? «Qui nessuno vuole prendersi la responsabilità di abbattere un muro abusivo per timore di «danni collaterali» alla propria carriera. Il rispetto della legge? Un optional in Italia», s'arrabbia Alberto Bottacchiari. Tutti sembrano voler evitare la «rogna», cioè il ripristino della legalità. Il presidente del XVI Municipio Fabio Bellini fa sapere che è «al mare». Come pure numerosi consiglieri municipali. Il muro della vergogna resta in piedi. E i residenti ora chiedono l'intervento del sindaco di Roma Gianni Alemanno.

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