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La morte arriva con il buio

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Econ il caldo. La colpa è quasi sempre della velocità. Il piede sull'acceleratore si affonda quando c'è meno traffico. Di notte e d'estate, appunto. L'asfalto più insanguinato della Capitale è quello della Cristoforo Colombo, strada che collega la metropoli al mare, è vero. Ma anche arteria di scorrimento utilizzata dai pendolari per andare al lavoro e tornare a casa. Proprio sulla Colombo è avvenuto uno dei due incidenti mortali registrati ieri. Una manovra azzardata, forse per schivare un altro mezzo, forse per un sorpasso, e la moto di Daniele G., 31 anni, militare della Guardia di Finanza in servizio a Ostia, si è schiantata contro un tronco al margine della carreggiata. Erano le 8,40. L'impatto è stato violentissimo. La gamba del giovane avellinese è stata tranciata di netto e lui ha perso la vita dissanguato. Un'ora prima era toccato a un centauro trentaduenne, che si è scontrato con un'auto all'altezza del chilometro 16 della Laurentina. Soccorso dal 118 e trasportato al San Giovanni, il suo cuore ha smesso di battere poco dopo il ricovero in ospedale. Se il Grande raccordo anulare detiene il record di incidenti (939 nel 2007, 904 nel 2008 e 824 nel 2009, ma quest'ultimo dato riguarda le cifre del primo semestre «proiettate» su dodici mesi), è proprio la strada intitolata allo scopritore dell'America in cima alla macabra classifica dei decessi. Nel 2007, su 939 «sinistri» ci sono stati sette morti, nel 2008 il rapporto è stato di cinque su 904 e, nel 2009, di 6 su 824, riferisce l'Istat. Le altre vie che conducono fuori dalla Capitale, come Casilina, Tiburtina, Togliatti, Cassia, «uccidono» ogni anno una media di quattro persone. La Laurentina, dove si è verificato il primo incidente di ieri mattina, ha visto quattro morti nel 2007, tre nel 2008 e due nel 2009. E non parliamo della Pontina, considerata la strada più pericolosa d'Italia, però soprattutto nel tratto esterno al territorio provinciale. Ma quali sono le cause di questa strage? «La prima causa della gravità di un incidente è la velocità - ricorda il presidente della Consulta provinciale sulla sicurezza stradale Marcello Aranci - e la velocità aumenta quando si alleggerisce la morsa del traffico, quindi di notte e d'estate. È allora che la metropoli, dove si registra il 70 per cento della mortalità, diventa più a rischio. Per ridurre il numero di incidenti gravi sono necessarie tre azioni congiunte: la repressione e il controllo di velocità e ubriachezza; la manutenzione per mettere in sicurezza le infrastrutture che, secondo i romani, sono in condizioni penose e, infine, un investimento sul piano culturale. Questa è la cosa più importante, la cultura della legalità. Che va insegnata soprattutto ai giovanissimi Perché il rispetto delle regole stradali misura il livello di civiltà di una popolazione». (Ha collaborato Silvia Mancinelli)

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