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Sul fronte Piano nomadi l'amministrazione capitolina cerca di «stringere»

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Ilsindaco Gianni Alemanno ha incontrato il Prefetto Giuseppe Pecoraro: «Si tratta - ha spiegato Alemanno - di fare ulteriori passaggi per completare la ricollocazione dei campi. L'obiettivo rimane il completamento del piano entro i primi 6 mesi del 2011». Ma intanto nei campi l'atmosfera è esplosiva. Risse e accoltellamenti sono - quasi - all'ordine del giorno in via di Salone. Ed è scattato l'allarme. Tra i primi provvedimenti c'è un rafforzamento del presidio della polizia municipale che sorveglia l'insediamento, invocato anche dagli stessi abitanti del campo. Solo ieri sera un bosniaco e un romeno sono stati accoltellati nel campo dopo una lite con quattro o cinque abitanti romeni, tuttora ricercati. Le vittime non sono gravi. A puntare il dito contro un gruppo di romeni sono i «coinquilini» bosniaci. «I romeni si ubriacano, creano problemi e picchiano gli altri», denunciano alcuni rom dell'insediamento. «Da stasera (ieri sera, ndr) aumentano gli agenti della polizia municipale che presidiano l'area, per garantire una maggiore sicurezza all'interno dell'insediamento e nelle zone circostanti», ha spiegato il delegato capitolino del sindaco alla Sicurezza Giorgio Ciardi, commentando gli ultimi episodi di violenza avvenuti nel campo in questi giorni. Ma c'è anche chi fino a oggi ha visto il campo come una sorta di nascondiglio. Martedì sera i vigili del fuoco e gli agenti della polizia municipale dell'VIII gruppo, i quali erano intervenuti per spegnere un incendio di sterpaglia all'interno del campo, hanno scoperto che tre container erano occupati abusivamente. Solo qualche settimana fa, il 14 giugno, un ragazzo romeno di 16 anni era stato arrestato all'interno del campo dai carabinieri con l'accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti di una sua connazionale di tredici anni. L'episodio era accaduto a Tivoli, ma il giovane rom si era poi nascosto di notte nell'insediamento in via di Salone. Quest'ultimo, istituito nel 2006, sembra ormai diventato l'«ex-campo doc» di Roma. Qui vivono oltre 700 persone, tra serbi, bosniaci e romeni. Le unità abitative mobili hanno corrente elettrica, acqua e ci sono spazi esterni dedicati ai bambini.

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