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La voce di un bambino per salvare il Tufello

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«È un quartiere malfamato ma ci rimango perché qui sono nato. Gioventù bruciata, gente malata. Questo è il mio quartiere, ma qualcosa si può fare». È uno stralcio di una poesia in tre fogli che è un grido di dolore, quello di Matteo Arcidiacono, 12 anni, promosso alla seconda media, premiato per questo scritto nella sua scuola, la «Perazzi» di via Monte Ruggero. Il quartiere descritto in rima dagli occhi attenti e il linguaggio adulto del piccolo Matteo è il Tufello. D'altra parte bisogna crescere in fretta per sfuggire a tentazioni, strani giochi e ambienti particolari di una borgata abbandonata. Inequivocabili al Tufello le tracce di spaccio e consumo di droga, a cominciare dall'eroina, nelle aree verdi in abbandono, ma anche nei complessi condominiali come quello enorme, grigio cemento, su via Giovanni Conti. Lì dentro, piccoli pozzi fra alte pareti hanno sul fondo fazzoletti di verde stentato. «Il pomeriggio o la sera alcuni ci scendono e si sparano in vena la droga – dice un abitante – Aghi e stantuffi stanno lì, basta smuovere il fondo con la punta di una scarpa». Le tubazioni perdono ovunque come le fogne. Le infiltrazioni d'acqua non sono state bloccate dai lavori di impermeabilizzazione di 3 anni fa. Il piano negozi oggi ha solo tre botteghe: tutte le altre, «pur accatastate come locali commerciali, sono state occupate e fatte abitazioni: spesso prendono abusivamente l'elettricità dagli impianti condominiali», sottolinea Andrea, un altro residente. Sono storie di miseria, frutto dell'emergenza casa. Allo stesso piano stanno cumuli di sporcizia, cataste di motorini rubati. Al livello garage altri rifiuti mai rimossi dagli addetti mandati dall'Ater, sottolineano altri condomini: «Questa robaccia è spesso scaricata di notte, ma da altre zone. Per il resto dello sporco, lo riconosciamo, è colpa di noi residenti». La situazione non migliora altrove, i marciapiedi sono luridi e malmessi. Il parco fra via Monte Petrella e via Monte Petroso «adesso è infrequentabile, erba tanto alta che ai bambini arriva al mento o quasi, giochi sporcati e malconci, gente strana la sera – dice la segretaria del parroco di Santa Maria Assunta al Tufello, parrocchia che festeggia 60 anni – Era molto carino all'inaugurazione», ma oggi è una latrina a cielo aperto.   «Spesso dopo aver bevuto o essersi drogati, alcuni fanno lì i loro bisogni», raccontano dal vicino circolo bocciofilo. E ancora una discarica abusiva su via Monte Resegone, in un angolo una decina di vecchi televisori. Poi, vecchie auto abbandonate, alcune trasformate da senzatetto in ricoveri. Fra le vie Monte Resegone, Vigne Nuove e Monte Massico, una vasta area verde incolta: prima c'erano campi di calcio, adesso sono rimasti i pali delle vecchie porte, rifiuti, capi di vestiario usati, astucci di siringhe. Solo una parte è stata ripulita, lì dove campeggia un cartello a lettere scolorite «Parco Tufello». «Lo abbiamo sistemato noi anche per farci passare la Via Crucis – dice Don Domenico, fra i sacerdoti di Santa Maria Assunta al Tufello – Il quartiere è abbandonato, ma è fatto di gente con un grande cuore: potrebbe essere una borgata di serie A. I potenti dovrebbero sporcarsi le mani e agire».

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