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L'altro Ghetto ebraico conquistato dal Vaticano

Roma, l'antico Ghetto ebraico in via del Portico d'Ottavia

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Roma aveva un secondo Ghetto ebraico. Si trovava tra lungotevere Pierleoni e piazza Monte Savello. Era una piccola zona a un passo dal Portica d'Ottavia, dove si trova l'antico quartiere degli ebrei romani. Lo chiamavano il Ghettarello. Sulle testimonianze della sua esistenza sta lavorando da mesi l'Archivio storico della Comunità ebraica di Roma (Ascer), che ha rinvenuto antichi e preziosi documenti. Tra i più importanti, uno in particolare ne accerta l'esistenza e risale agli anni 1731-1735: «Passato il portone del Ghetto detto Quattro Capi vi è la strada avanti al palazzo dei SS. Savelli, che introduce al vicoletto chiamato Porta Leone, a mano dritta vi è un portone dove si entra al cortiletto detto il Ghettarello il quale portone si apre e si serra nel tempo che si aprono e si serrano i portoni del Ghetto». L'apertura e la chiusura dei cancelli del Ghetto in contemporanea con l'apertura e la chiusura dei cancelli del Ghettarello testimonia che le due zone erano distinte, anche se limitrofe. All'interno del Ghettarello c'era anche una sinagoga, chiamata Porta Leone. Il luogo di culto esistette fino al 1555, dopo la costruzione del Ghetto fu chiuso e poi riaperto fino alla definitiva chiusura nel 1735. Per arrivarci bisogna varcare i cancelli. L'ingresso alla zona ancora oggi è interrato sotto un piccolo giardino recintato, dentro il quale è contenuta la colonna votiva per i caduti della Prima guerra mondiale eretta a suo tempo con il contributo di 200 lire dall'Università degli ebrei di Roma (oggi Comunità ebraica, ndr). A testimonianza dell'uso della sinagoga la stessa bolla papale Cum nimis absurdum di Paolo IV. Gli ebrei utilizzavano i locali dell'«altro Ghetto» anche come magazzini, dove conservavano vino, farina, azzime, e materiale di vario genere vecchio o inutilizzato. Il Ghettarello fu inoltre al centro di un lungo contenzioso proprio tra la Santa Sede e gli ebrei romani, quando il 23 luglio del 1731 fu notificato al rabbino Sabato Di Segni un'ordinanza che prevedeva l'evacuazione dei locali entro otto giorni. Lo scambio di lettere e documenti nel tempo sono la vera fonte che prova con certezza l'esistenza di quest'area «recintata» e utilizzata dagli israeliti. Alla fine della disputa tra le due parti gli ebrei dovettero cedere sotto forzatura del Santo Uffizio e venne ordinata la chiusura della sinagoga del Ghettarello, dopo 150 anni di esercizio. Le famiglie che si recavano lì per pregare dovettero così iniziare a frequentare gli altri luoghi di culto ebraici di Portico d'Ottavia. Una seconda piccola diaspora, dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme.

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