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Scrutini severi: è boom di somari

Scuola, esame di maturità

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Da tempo si discute di valutazione del merito dei docenti, c'è pure il problema di individuare un sistemi di valutazione equo che accontenti tutti. Se a giudicare i professori fossero solo gli alunni potrebbe essere una specie di gogna. Ma se il merito fosse determinato dalla promozione del 100% degli alunni ci sarebbe pure il sospetto di un eccesso di buonismo. C'è pure il rovescio della medaglia, l'equazione falcidie di rimandati e non ammessi uguale a professori troppo severi. Un argomento di stringente attualità tra i capannelli degli studenti che s'affollano in questi giorni davanti ai «quadri» (cioè l'esposizione dei tabelloni con i risultati degli scrutini di classe). Nella maggior parte degli istituti di scuola superiore romani s'è assistito a una Caporetto soprattutto nelle prime classi. Praticamente uno studente su quattro ha riportato «debiti» in una o più materie, in media il 25 per cento dei liceali romani. È la politica dello sfrondamento: ci sono classi che iniziano con 22, 26 alunni (quest'anno con l'innalzamento delle unità si è arrivati anche a 29, 30) e finiscono al quinto anno in 7, 10 alunni (è successo in un liceo classico tra i più illustri e gettonati). Nelle prime classi accanto ai debitori ci sono pure i «non ammessi». Anche se, a onor di cronaca, va sottolineato che le bocciature sono diminuite (tra il 4 e l'8 per cento): ma nel computo non compaiono quegli studenti che si sono ritirati durante l'anno. Nella maggior parte dei casi si tratta di bocciature annunciate a metà anno. «L'alta incidenza dei bocciati al primo anno - spiegano i presidi romani in coro - è perché i ragazzi vanno ri-orientati, arrivano alle superiori con una preparazione non adeguata e dopo un po' di tempo si accorgono di avere fatto una scelta sbagliata». Non è però la regola. Ci sono alcune scuole, quelle più buoniste, che evitano di bocciare e rimandare a settembre i tre quarti della classe. Come? Per una strana alchimia in sede di consiglio di classe i quattro diventano sei e gli otto diventano sette, i sette si abbassano in sei ecc. Insomma un compromesso per il livellamento. Succede in certi istituti privati (o anche semiprivati) dove regna l'idea che il buon nome della scuola si preservi anche così. Non è certo il caso del liceo Torquato Tasso di via Sicilia, tra i più illustri e notoriamente "tosti", dove il 5,9 per cento degli studenti è stato respinto e il 28,9 per cento si è trovato almeno un debito. Simile la situazione allo Scientifico Camillo Cavour di via Carini, dove i bocciati sono il 6 per cento e i «rimandati» il 27 per cento. Differiscono di poco i dati dello scientifico Torricelli: il 7,6 per cento degli alunni dovrà ripetere l'anno, mentre il 27 dovrà recuperare i i debiti. Record di «sospesi», invece, al classico Tacito di Via Giordano Bruno a Prati: quasi uno studente su tre (32 per cento) dovrà recuperare le insufficienze. L'istituto ha anche un record negativo per il numero dei respinti, che s'impenna fino a raggiungere il 12 per cento (58 su 476 scrutinati). Al classico Pilo Albertelli di via Manin i bocciati sono il 5,8 per cento del totale, ma nelle quarte ginnasio toccano il 10,2 per cento. L'incidenza di non ammessi nie primi anni si ritrova anche al Mamiani: complessivamente i respinti sono circa il 4 per cento, ma tra gli studenti del primo anno superano il 10 per cento. Il ritornello non cambia allo Scientifico Isacco Newton dove i respinti sono il 7,5 per cento del totale, ma nei primi anni raggiungono l'11,5 per cento.

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