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Aldo Fefè, il mastro cartaio che lavorò per Papa Wojtyla

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Nellapiccola bottega, incastonata nelle vie del centro storico a due passi da Montecitorio, si respira il fragrante odore della carta, quello pungente della colla e si tocca con mano la passione degli artigiani di un mestiere in via d'estinzione. La storia della legatoria inizia nel 1932, quando Mario, il padre di Aldo, inizia a rilegare libri e giornali. Negli anni arriverà a confezionare anche Il Tempo, di cui produceva a mano ventidue giornali al mese. Ma negli ultimi anni la bottega lavora solo per singoli privati. «Il settore è entrato in crisi nei primi anni novanta, quindi - dice Aldo - ci siamo dovuti reinventare il mestiere». Ora nel negozio si costruiscono soprattutto scatole su misura e si rilegano libri con la carta finemente decorata da motivi a giglio, a bandiere e anche a caratteri giapponesi. Nella bottega non c'è spazio per la tecnologia: «La cosa più tecnologica che abbiamo qui è il telefono» dice sorridente Cristina, la figlia di Aldo che, con la madre Chiarina aiuta il padre nell'impresa di famiglia. Oggi si usa colla sintetica, ma non è sempre stato così: «Prima la fabbricavo io - ricorda il proprietario - si impastava la farina, il riso e l'allume, cuocendo tutto. Alla fine aveva anche un buon sapore». Sono molti i personaggi famosi che, negli anni, si sono serviti della maestria dell'artigiano della carta. Proprio nella piccola bottega sono state create due scatole in pelle bianca, impreziosite da fini nervature e cordoni, destinate a Papa Giovanni Paolo II. E dalla geniale creatività di Aldo hanno attinto anche il Presidente emerito Francesco Cossiga e il senatore a vita Giulio Andreotti. Il negozio sembra essere molto apprezzato all'estero, tanto che sulla porta d'ingresso è appeso l'articolo scritto in suo onore da una giornalista giapponese. Un mestiere a rischio, con l'avvento delle macchine a stampa computerizzata, che hanno velocizzato la produzione privandola però della sua anima creativa. «Di rilegatorie ce ne sono tante - continua Aldo - ma sembrano produrre tutti le stesse cose, ormai tutti stampano gli stessi motivi, senza inventare niente». Quale futuro per il lavoro? Aldo, 69 anni, non è fiducioso: «Non posso permettermi di prendere un apprendista, ce la faccio appena a pagare l'affitto. Io ho imparato da mio padre, quando uscivo da scuola venivo nel negozio e lo aiutavo, dopo di noi chi continuerà quest'arte?».

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