«A Miriam bisogna cambiare la medicazione ogni due ore, ad Alessandro va fatta la doccia ogni mercoledì, Giuseppe invece bisogna imboccarlo».
Minoricon disabilità più o meno gravi, minori abbandonati dai genitori naturali o adottivi, minori soli che vengono da Paesi poveri e lontani. Un grido d'allarme lanciato dai presidenti delle tre associazioni che rappresentano praticamente tutte le case famiglia capitoline, Luigi Vittorio Berliri di «Casa al Plurale», Don Luigi Albanesi di «Roma città reciproca», Gianni Fulvi dell'Unione delle comunità di tipo familiare. La richiesta è chiara: l'adeguamento delle rette, fermo da diversi anni, da parte del Comune. La spesa giornaliera per il vitto, l'alloggio, l'assistenza di un disabile grave è di 272,43 euro e di 206,09 euro nei casi meno gravi, dove è sufficiente avere 2 assistenti per 6 persone. Il Comune eroga invece 127,87 euro per i casi gravi e 97,41 euro per quelli meno gravi. Per adeguare le rette, come prevede la legge, servono 5 milioni di euro. Da qui la provocazione di Berliri: «Sarebbe sufficiente prendere un "pezzettino" della Nuovola di Fuksas, il 2% rispetto al suo costo che è di 270 milioni di euro». Un appello al sindaco Alemanno e all'assessore capitolino alle Politiche sociali, Sveva Belviso «l'unico assessore che non abbiamo mai incontrato». Ma la risposta dell'assessore non tarda ad arrivare. «La nostra attenzione alle case famiglia, che svolgono un lavoro straordinario, è sempre stata alta e ho già discusso con l'assessore al Bilancio Leo, che si è impegnato a fare il possibile, per il doveroso adeguamento delle rette - afferma la Belviso - Fanno bene le associazioni a chiedere l'adeguamento ma anche la Regione deve fare la sua parte. Sono disponibile ad un incontro con le associazioni, non si parli però di tagli, perché il Comune non ha operato alcuna riduzione ai servizi sociali e per le case famiglia sono stati confermati 14 milioni di euro». Sus. Nov.