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Lo rende invalido ma l'ospedale non paga

Loredana De Vecchis da 4 anni aspetta il risarcimento dovuto

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Sono dodici anni che vive come un vegetale. E sono quattro anni che i genitori del ragazzino attendono il risarcimento stabilito dai giudici contro l'ospedale che ha ridotto invalido al 100 per cento il figlio. Il papà e la mamma di Daniele D., nato il 21 giugno del '98, non sono ancora riusciti ad avere i due milioni e mezzo di euro dall'azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata, condannata dal Tribuanle civile per aver causato gravissimi problemi neurologici al bimbo il giorno del parto. Oltre al danno, la beffa. Questo perché le casse del nosocomio sarebbero vuote e quindi non in grado di versare il risarcimento nei confronti dei genitori distrutti dal dolore. Il ragazzino, infatti, è stato reso invalido al 100% alla nascita. Non riuscendo ad avere il risarcimento, i coniugi hanno deciso di inviare un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al ministro della Salute Ferruccio Fazio. La condizione di passività dei conti bancari avrebbe quindi reso impossibile pignorare il credito presso le banche di riferimento del San Giovanni, perché prive di liquidità. «Per legge è impossibile procedere con pignoramento dei beni strumentali delle aziende ospedaliere - hanno detto gli avvocati dei genitori, i legali Danila Paparusso e Luca Cococcia - possibilità che avrebbe certamente costretto l'ufficio legale e amministrativo a curarsi della pratica invece di ignorarla volontariamente per anni. Infine, la legge non permette il pignoramento diretto dei crediti sanitari alla Regione Lazio che nel frattempo, però, ha attivato delle procedure dirette di pagamento per i crediti sanitari». Insomma, sono diversi i motivi che impedirebbero il risarcimento stabilito dai giudici romani e rendere giustizia a una coppia di genitori che da 12 anni soffre per le condizioni del figlio. Secondo il Tribunale la mamma era arrivata in ospedale in buona salute e tutti gli esami avevano confermato il sano sviluppo del feto. La mancata presenza però di un ginecologo di turno quel giorno, non avrebbe permesso di rilevare una sofferenza fetale del figlio, determinandone così una grave ipossia cerebrale. «Abbiamo mandato tutti i documenti al governatore Renata Polverini, speriamo che questa situazione si possa risolvere - hanno spiegato gli avvocati - anche se continuano a passare i giorni, le settimane, i mesi e gli anni, e non si fa fronte alle spese che servono per Daniele. Eppure c'è una sentenza di Tribunale che dovrebbe essere rispettata».

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