All'Esquilino calano i reati
Alemanno lancia l'allarme Esquilino. «È come in Sicilia - dice il sindaco, annunciando una richiesta al Prefetto di convocazione urgente delle forze dell'ordine - Serve una forte presenza dello Stato» anche contro «il pericolo di infiltrazioni mafiose». Parole pesanti, che fanno riferimento ad alcune operazioni di polizia e, in particolare, della Dia. L'ultima ha portato alla luce, nel luglio del 2008, un patto tra lo «storico» clan camorrista dei Giuliano e la criminalità cinese e si è conclusa con sette arresti. Obiettivo dell'accordo: reinvestire il denaro racccolto con la vendita di merci contraffatte nell'acquisto di appartamenti e negozi nel quartiere. Il fondato sospetto degli investigatori è che l'episodio non sia isolato. D'altra parte un blitz simile era stato condotto con successo sempre dalla Direzione investigativa antimafia nel 2005, con nove persone finite in manette. Ma, se le preoccupazioni del primo cittadino sono legittime, è anche vero che gli abitanti sono preoccupati soprattutto per la microcriminalità e il degrado socio-urbano. Due piaghe che, nella Chinatown romana, sono state parzialmente curate con la maggiore prevenzione e il miglioramento del decoro. Una realtà testimoniata dai dati sui delitti denunciati negli ultimi tre anni. Prendendo come termine di riferimento le cifre raccolte dai carabinieri, si scopre che nel 2007 sono stati 1.217, nel 2008 1.089 e nel 2009 sono scesi addirittura a 862. Nei primi cinque mesi del 2010, infine, le denunce sono state 452. Se analizziamo, poi, i crimini che fanno lievitare di più la percezione di insicurezza nel cittadino, vediamo che gli scippi sono stati zero nel 207, uno nel 2008 e nessuno nei due anni seguenti. I borseggi sono calati da 68 (2007), a 33 (2008), a 22 (2009) e gli «altri furti» sono passati dai 28 di tre anni fa ai 2 del 2009. Gli arresti hanno seguito la stessa curva discendente: 156, 130, 91 e 74 nell'anno in corso. Per concludere, se da un lato il rischio di infiltrazioni mafiose più che un rischio è una realtà (e non solo all'Esquilino), nell'area più multietnica della città la situazione-microcriminalità è notevolmente migliorata anche grazie all'impegno della politica e delle forze dell'ordine. Quello che serve lo ricorda Emma Amiconi, di Esquilinonotizie, newsletter dei comitati di quartiere: «Risistemare le piazze Vittorio e Dante, riordinare la viabilità, ridare spinta a istituzioni culturali per aprire grandi edifici oggi chiusi, come in via Giolitti, e che sarebbero utilissimi per togliere i ragazzi dalla strada». Una «ricetta» pragmatica e facile da seguire. (ha collaborato Giuseppe Grifeo)